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Ansia da separazione nel cane: riconoscerla e gestirla

In un interessante articolo sul suo sito, la comportamentalista statunitense Nicole Wilde affronta il tema dell’ansia da separazione nel cane, anche lei, come praticamente tutto quello che riguarda i quadrupedi, oggetto di falsi miti e diversa e molto più complessa di quello che si pensa.

Come si riconosce l’ansia da separazione

La casa devastata, pozze di pipì, se non addirittura popò, il cane che si lecca fino a ferirsi, i vicini che riferiscono di vocalizzazioni importanti: con questi elementi la diagnosi è presto fatta, il cane soffre di ansia di separazione.

La realtà è più complessa: distruttività, fare i bisogni in casa, vocalizzazioni eccessive sono solo alcuni dei comportamenti dell’ansia da separazione, ce ne sono altri che pur essendo egualmente rilevanti e rivelatori sono spesso trascurati; a questo si aggiunge che i cani che soffrono di ansia da separazione hanno spesso caratteristiche diverse da quelle che si attribuiscono loro.

La ‘appiccicosità’

Appena ci si alza, anche il cane si alza; ovunque si va si è seguiti da un’ombra a quattrozampe, anche il bagno non ha limiti e se non fosse per gli ostacoli non avrebbe remore ad entrare anche nella doccia. Il cane è indubbiamente ‘appiccicoso’ e la interpretazione tradizionale è che il cane appiccicoso sia ansioso.

La Wilde dice che ci sono studi che hanno stabilito che l’iperattaccamento è effettivamente associato all’ansia ma non è presente in tutti i cani che soffrono di ansia da separazione: tanti cani che soffrono di ansia da separazione scelgono di passare tanto tempo per conto loro, a condizione che qualcuno sia in casa. L’ansia si manifesta nel momento in cui rimangono effettivamente soli.

In altre parole, il cane che segue i proprietari ovunque non necessariamente soffre di ansia da separazione; il cane che non segue i proprietari ovunque vanno non vuol dire che non soffre di ansia da separazione.

Dormire sul letto con gli umani

Far dormire il cane sul letto è ancora una questione controversa, la scelta se farlo o no è dettata dalle preferenze del cane, degli umani e dalla situazione; ciononostante c’è ancora chi sostiene che non si deve far dormire il cane sul letto perchè vuol dire farsi dominare e c’è anche chi sostiene che dormire insieme porti allo sviluppo di un legame così simbiotico con il cane da portarlo quasi inevitabilmente a soffrire di ansia da separazione.

La Wilde ricorda che dormire insieme sul letto è scientificamente provato non causare ansia da separazione.

Detto questo, spiega, per il cane che soffre di ansia da separazione non è necessariamente la pratica migliore perchè è difficile che riesca a gestire la separazione di giorno se non riesce a separarsi, nemmeno per poco, nemmeno di notte.

Per il cane che non riesce a dormire se non attaccato ai suoi umani, la via da seguire che indica è insegnare alla creatura a dormire da solo con una sistemazione comoda e sicura vicina al letto, così che possa sentire la presenza umana ma ci sia una, seppur piccola. distanza.

La questione è talmente delicata e i rischi di trovarsi in una situazione peggiore di quella che si cercato di correggere sono alti per cui farsi seguire da un educatore cinofilo, che deve essere professionista serio e preparato, è altamente consigliato.

Un altro mito: il cane con ansia da separazione da solo digiuna

La Nicole Wilde spiega che è possibile che il cane che soffre di ansia da separazione non abbia interesse per il cibo, ma non è certo e stimolare il suo interesse nei confronti di masticatori potrebbe aiutarlo.

Una cosa che si può provare a fare è mettere una serie di cosine buone in una fila che porta verso, ad esempio, un kong ripieno di qualcosa di squisito; il cane potrebbe essere tentato e arrivato al kong potrebbe impegnarsi a leccare e masticare, in una attività, quella della masticazione, che aiuta ad alleviare l’ansia e lo stress.

Come nel caso della gestione del letto, anche quella del cibo è complicata e delicata per cui anche in questo caso è fortemente consigliato farsi seguire da un educatore cinofilo piuttosto che avventurarsi in fai da te.

I diversi volti della distruttività

Vedevamo all’inizio che la distruttività è considerata uno dei sintomi dell’ansia da separazione. Indubbiamente lo è ma altrettanto vero è che tanti cani sono distruttivi per motivi che non hanno niente a che vedere con l’ansia da separazione.

Il cane può essere distruttivo perchè non conduce una vita adeguata, perchè è lasciato da solo troppo a lungo, perchè è annoiato e distruggendo si impegna, perchè è stressato per la vita priva di stimoli e di impegni a cui è costretto.

La Wilde spiega che la distruttività dovuta ad ansia da separazione è generalmente concentrata su oggetti del proprietario – vestiti, scarpe, etc. – perchè il loro odore è di conforto per il cane, ed avviene generalmente vicino a finestre o porte da cui il proprietario è uscito mentre la distruttività dovuta ad altre cause ha caratteristiche diverse.

Come per tutto quello che riguarda i cani e i loro comportamenti, per capire cosa sta succedendo veramente è necessario contestualizzare il comportamento.

Anche in questo caso, visto che è molto difficile interpretare in modo corretto i cani e i loro comportamenti, confrontarsi con un educatore cinofilo (professionista, serio e preparato) è fortemente consigliato.

Ignorare serve veramente?

Un mantra che si sente spesso è che si deve ignorare per educare ma la realtà è molto più complessa.

La Wilde invita a considerare la questione mettendosi nei panni del cane: come si sentirebbe un umano se si trovasse ad essere ignorato, magari di punto in bianco, dalla sua famiglia? Quantomeno gli verrebbe il dubbio di aver fatto qualcosa di male, ma non sapendo nè se è così nè cosa ha ipoteticamente fatto di male, sarebbe assalito da ansia e stress.

Lo stesso è per il cane, se per ‘correggere’ i suoi comportamenti da ansia da separazione si decide di ignorarlo, si rischia di renderlo ansioso e stressato, aggiungendo un problema se prima non lo era.

I comportamenti dei cani possono essere considerati un problema ma essere normali e possono essere effettivamente non normali, la differenza è enorme e la corretta interpretazione e gestione è fondamentale sia per il benessere del cane sia per la relazione umano-canina.

Ignorare a priori non è la soluzione, rischia di far più danni di quanti ne (ipoteticamente) risolve.

Un altro cane aiuta?

Un’idea che si sente spesso è che un modo praticamente certo per aiutare il cane cane che soffre di ansia da separazione è prendere un altro cane.

Anche in questo caso la realtà è diversa e molto più complicata di quello che si tende a pensare e prendere un altro cane non è a priori la risposta giusta e la soluzione al problema.

La Wilde ricorda che esiste l’ansia da separazione ed esiste il distress da isolamento.

L’ansia da separazione c’è quando il cane non riesce a gestire la la separazione da specifici individui; il distress da isolamento è associato al non voler rimanere soli.

Nel caso di distress da isolamento, di fatto va bene chiunque purchè ci sia qualcuno, e quindi persona, cane, ma anche un gatto potrebbe fare il gioco.

Nel caso non si tratt di stress da isolamento, invece, ma di ansia da separazione, l’introduzione di un altro cane non solo non risolve il problema ma rischia di raddoppiarlo perchè ci potrebbe trovare con due cani che soffrono di ansia da separazione.

Conclusione

Come tutto quello che riguarda i cani anche l’ansia da separazione è una questione molto complessa, addirittura più di quello che si pensa; è quindi estremamente importante che sia correttamente diagnosticata per poter essere affrontata e gestita adeguatamente e correttamente.

Una cosa è certa: come per tutto quello che riguarda i cani, anche per l’ansia da separazione non ci sono soluzioni semplici nè rapide. Se anche saper stare da soli è una competenza che i cani devono avere, deve essere insegnata loro, e c’è il modo giusto e i modi sbagliati di farlo. Non solo, anche se i cani devono saper stare da soli, per loro la solitudine non è naturale e non si deve abusare della loro competenza.

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Lauretana

La mamma umana di Oban, autrice di Senti chi Abbaia, ama la montagna, leggere e scrivere, ha un debole per la mozzarella. Pensa che i cani siano creature straordinarie e la vita con loro un'esperienza oltre l'immaginabile che, incredibile ma vero, si scopre nella sua straordinarietà ogni giorno, anche dopo tanti anni con il cane.

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