Home Educazione Cinofila Perchè non è vero che con i cani basta l’amore

Perchè non è vero che con i cani basta l’amore

Qualche tempo fa abbiamo scritto che avere un cane problematico può rivelarsi una fortuna. Correttezza intellettuale vuole che ci si chieda se chi si trova a considerarlo una fortuna avesse potuto scegliere, avrebbe comunque scelto di faticare tanto. E’ ipotizzabile di no.

Il cane giusto

La pre-condizione fondamentale per costruire una vita felice con il cane ed evitare un mare di problemi è la scelta del cane giusto, eppure quando lo si dice si è assaliti da schiere di persone che dopo insulti e accuse di vario genere (che generalmente esulano dall’argomento cani) chiudono con un ‘basta l’amore’. Ecco, no, l’amore non basta. I costi, emotivi, psicologici ed economici, di avere un cane problematico sono molto importanti ed un problema molto diffuso è che in generale non ci si rende conto di quanto possono essere seri i problemi dei cani e pesanti per i loro proprietari. E’ l’argomento di oggi, di cui si è occupato una interessantissima ricerca pubblicata sulla rivista Journal of Veterinary Behavior.

La famiglia

Diversi studi hanno mostrato che avere e occuparsi di figli che soffrono di malattia mentale pesa in modo importante sulla qualità della vita dei genitori. I motivi sono diversi: il peso emotivo e psicologico – il senso di ansia, dolore, e spesso depressione che si impossessa dei genitori; le difficoltà pratiche derivanti dal dover bilanciare l’occuparsi dei figli con le attività quotidiane; le difficoltà economiche che possono insorgere; le relazioni sociali spesso compromessa; i problemi fisici che spesso insorgono. In altre parole, quando un figlio, o un altro membro della famiglia, sta male l’intero sistema familiare ne è colpito e ne soffre.

Il cane è un membro della famiglia

I cani sono diffusamente e giustamente considerati membri della famiglia, è scientificamente provato che sono come figli e come i membri umani della famiglia possono avere problemi ed avere comportamenti problematici.

Dei cani e degli umani

I ricercatori hanno studiato le difficoltà che i proprietari di cani problematici si trovano ad affrontare e hanno voluto capire se sono comparabili a quelle che affrontano i genitori di figli che soffrono di malattie mentali. Hanno quindi analizzato i problemi che più comunemente si hanno con il cane problematico, gli effetti che quei problemi hanno sulla vita dei proprietari e sulle loro relazioni sia in famiglia sia fuori dalla famiglia, come i proprietari si sentono rispetto ai problemi del cane, i sentimenti che provano per il cane problematico, il legame che sentono di avere con il loro cane e infine, dove trovano aiuto e dove invece incontrano ulteriori difficoltà.

I comportamenti problematici

Alcuni tra i comportamenti più comuni dei cani considerati problematici sono le manifestazioni di paurosità, ansia, stress – ad esempio evitare gli altri cani e gli umani, vocalizzazione eccessiva, manifestazioni di aggressività, compreso il morso – e incapacità a gestire la separazione temporanea dai proprietari che si manifesta con distruttività in casa, vocalizzazione eccessiva, sporcare in casa, etc. Nella quasi la totalità dei casi paura e aggressività erano presenti insieme e alcuni cani presentavano un insieme complesso di comportamenti problematici: ansia da separazione e comportamenti derivati, oltre a paura, ansia e aggressività nei confronti di umani, cani e altri animali.

Il cane problematico e la vita dei suoi proprietari

I problemi comportamentali del cane influiscono negativamente sulla vita dei proprietari. Alcune delle complessità più comuni indicate sono: il tempo richiesto per la gestione ordinaria del cane e il tempo da dedicare al lavoro di riabilitazione della creatura; le difficoltà a gestire il cane in pubblico; le difficoltà a gestire la separazione (il cane che rimane a casa da solo); la allerta costante, la pianificazione e i controlli continui per evitare pericoli al cane e agli altri; il costo economico dei professionisti necessari per aiutare il cane (da notare che su questo punto c’è anche la nota dolente che tanti proprietari non fanno ciò che servirebbe al cane per stare meglio perchè non possono sostenere il costo del veterinario, delle cure, dell’educatore); i limiti anche importanti che il cane problematico impone sulle relazioni dei proprietari sia all’interno del nucleo familiare sia con gli amici e gli ospiti e quindi anche il cane problematico come causa di isolamento sociale perchè i proprietari sono costretti a limitare le loro uscite e/o le visite di altri a casa per i problemi che comportano con e al cane. A questo proposito, un problema molto comune sono le reazioni negative che parenti e amici hanno quando viene detto loro il modo in cui serve comportarsi con il cane (ad esempio, non toccarlo, non avvicinarsi, avvicinarsi ma solo in un certo modo, etc.).

Il cane problematico e la mente dei suoi proprietari

Avere il cane problematico ha anche un peso emotivo e psicologico importante. Le emozioni negative che i proprietari di cani problematici provano più frequentemente sono rabbia, frustrazione, stress, preoccupazione, tristezza, delusione, senso di colpa, ansia, imbarazzo e fatica, spesso più di una contemporaneamente. Tristezza perchè il cane non è sereno, non vive e probabilmente non vivrà mai la vita (almeno apparentemente) serena degli altri cani e anche perchè, amato in famiglia, non è apprezzato da chi è fuori della cerchia familiare; frustrazione, per alcuni per gli alti e i bassi del percorso di rieducazione, per altri perchè non riescono a risolvere il problema; imbarazzo per come si comporta il proprio cane e, frequente, per il sentirsi giudicati; fatica per tutto quello che avere il cane problematico comporta; ansia e preoccupazione ogni volta che si esce e anche per il futuro (cosa facciamo se la situazione non migliora).

Però gli voglio bene

Un dato bello (oltre che interessante) emerso dalla ricerca è che tanti proprietari di cani problematici seppure provano quelle emozioni e quei sentimenti negativi che abbiamo visto prima, ce l’hanno con quello che considerano il problema del cane non con il cane, verso cui invece hanno sentimenti positivi e con cui ritengono ci sia un legame forte (per alcuni invece la rabbia, la frustrazione, il risentimento sono sia verso il cane sia per la situazione). Un proprietario ad esempio ha detto che il legame con il suo cane problematico era molto più forte perchè erano insieme nella difficoltà e lavoravano insieme per risolvere il problema, con la certezza di esserci per entrambi ‘nella buona e nella cattiva sorte‘. Tanti hanno detto di provare orgoglio quando il cane si comporta meglio del previsto.

Non sono solo i comportamenti del cane

Una grossa difficoltà segnalata da tanti proprietari è l’essersi trovati a confrontarsi con i comportamenti difficili del proprio cane e non sapere cosa fare, non avere nessuno a cui rivolgersi e, nella ricerca di aiuto, l’essere inondati da falsi miti ed informazioni sbagliate e contraddittorie sul comportamento dei cani e come gestirli (di questo problema ci siamo occupati in qualche modo qui) e anche aver incontrato professionisti o presunti tali che non hanno le competenze necessarie per affrontare il problema e/o usano metodi superati che è scientifcamente provato aggravano i problemi invece di migliorarli. Un problema sono anche quelli che si avvicinano senza chiedere prima; quelli che ‘il mio cane è buono, vuole giocare con tutti’; quelli che lasciano sciolto il loro cane ovunque vanno, anche dove è vietato; quelli che commentano e giudicano i cani e i proprietari. Su quest’ultimo punto c’è da segnalare che tra chi giudica e mette in difficoltà i proprietari facendoli sentire incapaci e colpevoli della situazione con i loro cani ci sono anche veterinari ed educatori/addestratori.

Cosa aiuta

Per tanti proprietari la svolta nella relazione e gestione del cane problematico è venuta quando hanno accettato i suoi comportamenti difficili e compreso le esigenze che li accompagnano e hanno imparato a capire e apprezzare gli aspetti positivi del proprio cane. Molto importante è anche trovare sostegno e supporto in figure professionali esperte di problemi comportamentali dei cani, nello specifico il veterinario e l’educatore, e capaci. Oltre alla guida e ai consigli pratici per la gestione del cane, il contatto con il veterinario e/o l’educatore è considerato utile perchè contestualizza e da prospettiva al problema in cui ci si trova. Alcuni si sono sentiti molto meglio e hanno cambiato il loro approccio al cane quando hanno smesso di preoccuparsi di cosa pensavano gli altri. Tanti hanno detto di aver beneficiato dall’imparare di più sui cani e i loro comportamenti. Prevedibilmente, lavorare con il proprio cane e notare miglioramenti è stato indicato come molto gratificante, una ragione per andare avanti e una spinta per continuare a lavorare con e per l’animale.

In poche parole

I proprietari di cani problematici hanno difficoltà, anche molto importanti, dovute ai comportamenti del loro animale e ne risentono negativamente il loro stato mentale, il fisico, l’economia domestica e la vita quotidiana. Nonostante i comportamenti dei cani problematici causino, tra gli altri, rabbia, frustrazione, stress, preoccupazione, tristezza, delusione, senso di colpa, ansia, preoccupazione, imbarazzo e fatica e per alcuni siano addirittura motivo di isolamento sociale, i proprietari sono comunque generalmente legati al loro ‘figlio difficile’.

Tra chi ha il cane problematico un’esigenza ampiamente sentita è avere accesso ad informazioni corrette sui cani e sui loro comportamenti e poter contare sul sostegno di educatori e/o veterinari esperti in comportamento. Su questo fronte è emerso che le carenze sono ancora molte, tanti sono infatti i veterinari e gli educatori che non hanno le competenze per seguire i cani problematici e i loro proprietari e ciononostante li prendono in carico e tanti sono i veterinari e gli educatori che non li seguono adeguatamente. La questione è seria perchè è scientificamente provato che evasività e mancanza di chiarezza da parte delle figure professionali che dovrebbero essere di supporto aggravano le difficoltà dei proprietari. Ugualmente serio è il rischio di rivolgersi alle persone sbagliate, motivo per cui lo studio evidenzia l’esigenza di rendere più efficace il processo di ricerca dell’esperto.

Spunti di riflessione

Gli studiosi evidenziano la necessità di preparare i veterinari a identificare pazienti canini con problemi comportamentali e, se e quando esulano dalle loro competenze, a indirizzarli alle figure di supporto di cui hanno bisogno. Oltre a come aiutare i proprietari a gestire il cane problematico, i ricercatori si sono occupati dell’impatto psicologico che il cane problematico ha sui suoi proprietari, che può essere tanto pesante da richiedere il sostegno dello psicologo o del counsellor. Evidenziano come pochi, pochissimi, professionisti sono preparati a rispondere con conoscenza e sensibilità a questo tipo di questioni e suggeriscono la creazione di percorsi professionali con una preparazione sul legame cane-umano e su come aiutare i proprietari provati dai problemi comportamentali del proprio cane.

Per i proprietari di cani problematici, lo studio suggeriesce un approccio di squadra: educatori e veterinari specializzati in comportamento dei cani, per la comprensione e la gestione del cane, che lavorano insieme al counsellor o l’analista con competenze nel legame animale-umano per un sostegno a tre in cui le esigenze di quadrupedi e bipedi sono sentite e gestite contemporaneamente.

Un’altra situazione difficile

Un’altra situazione molto difficile per i proprietari è quando il cane si ammala. Da una ricerca condotta dalla D.ssa Mary Beth Spitznagel della Kent State University è emerso che i proprietari di pets (cani e gatti) affetti da malattie croniche o terminali soffrono di depressione, stress e ansia. Da un’altra ricerca è invece emerso che la tristezza, il senso di colpa e di perdita che accompagna l’occuparsi del proprio cane ammalato sono simili a quelli che prova chi si occupa di una persona amata che sta male

Condividi

Lauretana

La mamma umana di Oban, autrice di Senti chi Abbaia, ama la montagna, leggere e scrivere, ha un debole per la mozzarella. Pensa che i cani siano creature straordinarie e la vita con loro un'esperienza oltre l'immaginabile che, incredibile ma vero, si scopre nella sua straordinarietà ogni giorno, anche dopo tanti anni con il cane.

Back to top
error: Content is protected !!