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Perchè con i cani è meglio usare il rinforzo positivo

Ci sono umani che amano la violenza e la usano sui più deboli. Tra di loro ci sono quelli che la riversano sui cani e sono gli adepti di quella che viene eufemisticamente chiamata la ‘Tecnica’, nome d’arte dei metodi coercitivi.

Ancora adesso, nonostante tutto quello che si è scoperto e si sta scoprendo sui cani e sulla loro relazione con gli umani, i metodi e gli strumenti coercitivi sono molto diffusi e alla fine non è nemmeno tanto sorprendente. Di una specie diversa, in una posizione di estrema debolezza e dipendenza rispetto agli umani e anche di fatto impossibilitati a difendersi, i cani sono soggetti perfetti su cui esercitare la forza.

Vedi mai però che qualcuno sollevi il problema, che dica che non è etico, che è sbagliato e che è inaccettabile la legittimazione della violenza anche nei confronti di individui di un’altra specie. La risposta è pronta: è la natura dei cani che la impone; e con lei, la perversione del concetto della dominanza e il mantra che i cani devono essere sottomessi e che gli umani devono imporsi come alpha e capobranco e che per farlo serve la forza. Stupendamente efficace nel suo semplicismo e nella sua superficialità ma anche scientificamente confutata.

I bambini trattati con la violenza ‘imparano’ a non disturbare, a non farsi notare e a non avere comportamenti per cui sono stati puniti e maltrattati in precedenza, eppure la violenza non è nel repertorio di educatori, psicologici ed esperti di comportamento infantile come strumento per educare e correggere. Un cane trattato con la forza ‘impara’ ad essere ‘buono’ e infatti tanti usano e predicano l’efficacia della coercizione per ‘(ri)educarli’ ma in realtà i risultati, se anche sembrano esserci, più spesso che no sono limitati, spesso sono temporeanei e vengono ad un costo enorme. Gli effetti della violenza subita, fisica e/o psicologica, sono pesantissimi e deleteri per il cane, per la sua salute fisica e mentale e per la relazione umano-canina.

E’ scientificamente dimostrato che metodi e strumenti coercitivi, oltre a causare sofferenza fisica ed emotiva al cane:

  • non insegnano
  • ne riducono la capacità di apprendimento
  • ne causano ansia, paura e preoccupazione
  • ne causano aggressività e/o comportamenti evasivi
  • impediscono lo sviluppo di fiducia e rispetto del cane nei confronti degli umani
  • portano il cane a sentirsi in pericolo e a doversi proteggere
  • escludono la comunicazione
  • minano la relazione umano-canina.

I cani sono estremamente complessi, ognuno con il suo carattere, la sua personalità, la sua genetica, la sua storia, sono ricchi di emozioni, sentimenti e stati d’animo, con una comunicazione articolata e sofisticata e comportamenti che da questi sono influenzati e dettati. Sostenere che per creature così complesse e per i problemi anche importanti che possono avere, esistono soluzioni semplici è certamente comodo, facile e spendibile ma non vuol dire che è vero e quando la soluzione presentata comporta, come è per i metodi e gli strumenti coercitivi, l’abuso fisico ed emotivo degli animali e gli effetti devastanti che ha, considerare il valore dell’alternativa è un dovere. Se poi l’alternativa, come è il rinforzo positivo e il metodo cognitivo, sono anche scientificamente provati essere più efficaci, non ci sono giustificazioni che reggano per chi usa la violenza per ‘(ri)educare’ i cani.

Detto questo, credere che non si deve usare la coercizione vuol dire sostenere che la risposta a tutti problemi dei e con i cani sono i baci e gli abbracci? No. Vuol dire credere che per la loro natura, da esseri senzienti, dotati di emozioni, sentimenti e stati d’animo quali sono, per la posizione che hanno nel mondo degli umani e per la relazione che hanno con i proprietari, comparabile a quella tra i figli e i genitori, i cani debbano essere trattati con rispetto e quindi (ri)educati e messi in condizione di vivere nella società in cui si trovano con metodi positivi che usano le loro capacità e la loro relazione con gli umani e questi sono Il rinforzo positivo e il metodo cognitivo.

Il rinforzo positivo e il metodo cognitivo sono più complessi da usare della coercizione, sono impegnativi e richiedono importanti capacità di comprensione dei cani e di comunicazione con loro ma, è scientificamente provato, i risultati che portano sono ben più apprezzabili di quelli della coercizione, sia per il cane sia per la relazione umano-canina.

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Lauretana

La mamma umana di Oban, autrice di Senti chi Abbaia, ama la montagna, leggere e scrivere, ha un debole per la mozzarella. Pensa che i cani siano creature straordinarie e la vita con loro un'esperienza oltre l'immaginabile che, incredibile ma vero, si scopre nella sua straordinarietà ogni giorno, anche dopo tanti anni con il cane.

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