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Attenzione a giudicare i comportamenti dei cani

‘Il mio cane è buono’,

‘Il mio cane fa così perchè è dominante’

‘Lei vuole giocare con tutti’

‘Quel cane è aggressivo’

‘Quel cane è cattivo’

‘Quel cane non sa stare con gli altri’

‘Il cane si mette a pancia in su perchè si sottomette’

Sono solo alcune delle frasi riferite ai cani che si sentono regolarmente. Etichettare i comportamenti dei cani e giudicare i quadrupedi viene spontaneo ed è difficile trovare chi non lo fa eppure è sbagliato e anche pericoloso, per diversi motivi. E’ l’argomento di cui ci occupiamo oggi.

Il codice di comportamento dei cani

Un aspetto dei cani poco noto è che hanno un codice di comportamento. E’ comune a tutti i cani del mondo, lo imparano da piccolissimi stando con la mamma e con i fratellini, ed è previsto che sia conosciuto e rispettato da tutti. Le regole del codice di comportamento canino sono diverse da quelle umane e, particolare non di poca importanza, solo i veri esperti le conoscono e riconoscono. Un caso esemplare è quello della scala dell’aggressione. Un motivo per cui è un vero errore giudicare i cani ed etichettare i loro comportamenti, quindi, è il loro codice di comportamento: a meno di non conoscerlo e riconoscere il loro rispetto (o non rispetto) delle sue regole da parte dei cani, non ci sono i termini per giudicare.

La comunicazione canina

A differenza degli umani che tendenzialmente prestano poca attenzione e hanno bisogno di comunicazioni molto esplicite, i cani sono grandi osservatori e hanno una comunicazione fatta di segnali anche impercettibili che gli umani più spesso che no non colgono, oltre a non conoscerne il significato. Come si fa a giudicare ed etichettare qualcosa che non si vede e non si riconosce? Non si può.

L’individualità di ciascun cane

Ogni cane ha la sua predisposizione di razza (o mix di), il suo carattere, la sua personalità e la sua storia. In altre parole, ogni cane è unico e la sua unicità si manifesta anche nel suo modi di comunicare e nei suoi comportamenti. Affrettarsi a giudicarli in base a quello che si pensa di vedere, è quindi, evidemente molto rischioso. Il nostro Eduard, ad esempio, quando era felice di vedere qualcuno ringhiava. Era molto strano sentire che emetteva quel suono mentre era rilassato e contento e con la coda roteante ma così si esprimeva.

Le apparenze sono ingannavoli

Come vedevamo all’inizio, inserire i comportamenti dei cani in categorizzazioni generali è pericoloso perchè concentrati a giudicare l’apparenza si ignora l’individualità di ciascun cane, il suo contesto e i suoi triggers e si fanno supposizioni che sono molto probabilmente errate. Un esempio a cui fa riferimento Bekoff è quello del cane definito territoriale perchè abbaia alle persone che entrano dentro casa. Magari è territoriale ma è altrettanto possibile, probabile addirittura, che in realtà abbia paura quando persone che non conosce entrano nel suo spazio; un altro esempio è quello del cane orgogliosamente definito ‘dominante’ ma che in realtà è un bullo che avrebbe bisogno di imparare la buona educazione. Un altro esempio è quello del cane che con una postura rigida fissa gli altri cani, non fa altro ed è considerato bravo e buono perchè resta così di fronte agli altri che vedendolo fanno scene apocalittiche e sono giudicati instabili e cattivi. In realtà non è nè bravo nè buono ma un vero provocatore e gli altri sono invece polli o insicuri, o entrambi. Insomma, le apparenze sono ingannevoli e affidarsi a quello che sembra per giudicare i cani è molto rischioso.

Cosa serve per capire

Per capire il comportamento dei cani bisogna osservare cosa fanno e il contesto in cui si trovano; per sapere come si sentono e cosa pensano, ci dice Bekoff, è fondamentale conoscere la loro personalità, il loro carattere, la loro storia e (ri)conoscere il linguaggio del corpo.

La comunicazione degli umani

Non si può dimenticare quello che gli umani insegnano ai cani e le informazioni che inviano ai cani anche senza accorgersene e i comportamenti dei cani che sono una reazione a quello che gli umani comunicano loro. Basti pensare a quanti sono i cani ‘cattivi’ che in realtà hanno paura e hanno imparato dai loro umani che l’unico modo per salvarsi è litigare con gli altri cani oppure quelli ‘problematici’ che hanno imparato dai loro accompagnatori umani che ogni cane che si avvicina è un pericolo da cui doversi difendere.

Il ruolo degli umani

Come si è visto prima, il ruolo degli umani sui comportamenti dei cani è cruciale e non si ferma agli insegnamenti e alle comunicazioni, anche inconsapevoli, che danno ai cani. La gestione è un altro tema delicatissimo, basta pensare a come è normale che i cani siano messi in situazioni per loro difficili, stressanti, sgradevoli, faticose e soffrono anche la beffa, e il danno, di non essere capiti ed essere (mal)trattati quando esprimono il loro malessere come se il problema fossero loro e non chi li ha messi in quelle situazioni.

Le cause scatenanti

I cani sono molto simili agli umani e tra i punti che abbiamo in comune c’è che anche loro hanno le loro giornate no (e le giornate sì). I cani esprimono come si sentono e dobbiamo loro l’accortezza non solo di renderci conto di quello che ci stanno comunicando ma anche di rispettare i loro stati d’animo e dare loro ciò di cui hanno bisogno nelle diverse circostanze, e quindi ad esempio, evitare di fare loro tante richieste, ridurre l’esposizione ai fattori di stress, non stimolarli eccessivamente, non disturbarli quando hanno bisogno di quiete, non non lasciarli riposare adeguatamente, etc. etc. etc. .

Riconsiderare

Osservare con attenzione ogni dettaglio del comportamento del cane e contestualizzarlo permette, dice Bekoff, di valutare il cane in modo più corretto e considerare i suoi comportamenti da una prospettiva più completa, cosa che spesso è quello che serve per avere una comprensione più accurata della realtà. E fatta questa, praticamente va da se che usare macro categorie per etichettare i cani e i loro comportamenti è superficiale e dannoso.

Conclusione

I cani sono animali molto complicati, con sentimenti e stati d’animo, ognuno con il suo carattere, la sua personalità, la sua storia e i suoi perchè, vivono nel mondo degli umani con gli umani e sono gestiti dagli umani, spesso oblivi delle loro esigenze, e hanno il loro codice di comportamento, canino, e la loro comunicazione, canina che sono ben diversi da quelli umani. I loro comportamenti riflettono l’insieme di questi fattori, è quindi evidente perchè giudicarli ed etichettarli sommariamente secondo criteri umani è un errore rischioso e dannoso per i cani, per gli umani e per la relazione umano-canina.

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Lauretana

La mamma umana di Oban, autrice di Senti chi Abbaia, ama la montagna, leggere e scrivere, ha un debole per la mozzarella. Pensa che i cani siano creature straordinarie e la vita con loro un'esperienza oltre l'immaginabile che, incredibile ma vero, si scopre nella sua straordinarietà ogni giorno, anche dopo tanti anni con il cane.

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