Home Il Benessere dei Cani Gli umani pretendono tanto dai cani

Gli umani pretendono tanto dai cani

Lasciando stare per una volta le ragioni scientifiche, etiche e morali per opporli, un altro motivo per rifiutare i metodi e gli strumenti coercitivi è la visione dei cani che li accompagna.

Per gli adepti della coercizione e della dominanza, i cani non hanno diritto di essere, sono da annullare nella loro natura, nelle loro espressioni e nelle loro esigenze. Possono essere e fare solo come vogliono gli umani.

Ciò, nonostante i cani abbiano predisposizione genetica, siano esseri viventi, senzienti, con sentimenti, capacità cognitive, esigenze fisiche, mentali ed emotive importanti, che si sono evoluti con gli umani, che servono gli umani, la cui vicinanza con gli umani non ha pari, che ci capiscono e interpretano come nessun altro, e che pensano e si preoccupano di quello che succede loro, come spiega Mark Bekoff.

L’argomento di oggi invece di essere l’ennesima considerazione sui mali della coercizione e della dominanza è una riflessione su quanto gli umani, magari inconsapevolmente, pretendono dai cani.

Perchè occuparsene? Perchè rendersi conto di quanto chiediamo ai cani dovrebbe servire ad avere maggiore comprensione nei loro confronti. A beneficiare dell’impegno non sarebbero unicamente i cani, dal loro benessere deriva in modo significativo la qualità della relazione umano-canina.

Vediamo alcuni esempi.

Nonostante siano animali sociali per cui la solitudine è innaturale e fonte di sofferenza, diamo per scontato che i cani stiano da soli per ore e ore mentre noi andiamo a lavorare, a divertirci, a ‘fare la nostra vita’. Immaginiamo noi stessi chiusi in una casa da soli senza telefono, computer, tablet, riviste, libri, radio, pennarelli, matite, penne. Nulla. E questo per ore e ore e ore. Immaginiamo che ci si aspetti che non solo siamo fermi e calmi in quelle infinite ore passate da soli ma lo rimaniamo anche quando rivediamo chi abbiamo aspettato tutto il giorno e lo rimaniamo anche quando finalmente ci fanno uscire dalle quattro mura. Sarebbe veramente pesante, no? Eppure dai cani lo si pretende e guai se esprimono il loro disagio e guai se esplodono quando vedono un barlume di libertà. Non solo, alcuni cani sono fortunati abbastanza da ritrovare un po’ di contatto fisico e/emotivo con il ritorno dei proprietari, mentre altri sono frustrati anche in quella esigenza.

Modellati e selezionati per la caccia, la difesa, la protezione, la conduzione del gregge, etc., quindi con predisposizione, istinti, fisici e capacità ad essere impegnati e stimolati, si da per scontato che qualsiasi stile di vita vada bene per i cani – ad esempio, che il cane da guardia sia sereno in una casa piena di movimento di persone, che quello da caccia viva bene costretto e immobile, che il pastore non risenta di una vita priva di stimoli mentali e fisici – ma non è così. E non solo è difficile che ci si pensi, addirittura quando il cane manifesta il suo malessere, diventa un problema. Eppure è normale pretendere dai cani che facciano, senza protestare, vite inadeguate alla loro natura.

Diamo per scontato che interagiscano, a nostra discrezione e facendo buon viso a cattivo gioco, come si dice, con umani ed altri cani, al parco, per strada, in casa addirittura, senza pensare che anche i cani hanno senso del loro spazio personale e se alcuni di loro amano vicinanza, attenzioni e ospiti, per altri sono una tortura.

C’è chi tira via la ciotola della pappa mentre il cane sta mangiando perchè qualcuno gli ha detto devi fargli capire che comandi tu‘ e questo è uno dei modi per farlo, per poi soprendersi e arrabbiarsi quando diventa difensivo delle sue risorse o il suo essere già difensivo si aggrava. Perchè si pensa che il cane non abbia diritto di mangiare in pace e si pretende che subisca quietamente atti di aggressione nei confronti di un bene necessario per la sua stessa sopravvivenza? Non ha molto più senso lasciare che il cane mangi tranquillo ed intervenire per affrontare la questione, in modo corretto, rispettoso e non violento, se il suo attaccamento alla risorsa porta a problemi reali nella convivenza?

Non si considera il bisogno del cane di sonno tranquillo e di riposo e lo si prende di sorpresa con attenzioni più o meno benevole mentre dorme e poi ci si arrabbia se esprime il suo disturbo. Consapevolmente o no, significa pretendere che il cane tolleri e subisca a nostro piacimento e senza protestare se non ne può più.

Pensiamo sia normale lasciare i cani in balìa di bambini a cui non è stato insegnato che i cani devono essere trattati con attenzione e rispetto, per poi prendersela con l’animale quando ormai sfinito cerca di tutelarsi e succedono i prevedibili ed altrettanto evitabili incidenti.

Non consideriamo che ogni età ha le sue caratteristiche e le sue esigenze e pretendiamo che i cani siano sempre come li vogliamo noi. Non consideriamo che i cuccioli sono come bimbi, bisognosi di tempo e pazienza per imparare le regole della vita con gli umani, che i giovani e gli adulti hanno le loro caratteristiche e le loro esigenze e la prima forma di amore è riconoscerle e rispettarle, e che essere anziani per i cani è complicato come per gli umani.

Pretendiamo che i cani affrontino come vogliamo noi (= ‘bene’) qualsiasi situazione, anche quelle che non hanno mai vissuto prima senza renderci conto che quello che non conoscono può essere preoccupante e pauroso per loro.

Cammina al passo, vai piano, non tirare, non andare di là, tira su la testa, non ti fermare, etc. etc. Qui sono semplici parole, per tantissimi cani sono strattonate, sgridate, collari che li stringono fino a strozzarli, addirittura botte, che hanno l’unico obiettivo di soffocare l’entusiasmo per l’agognata uscita e di frustrare oltre alle esigenze fisiche anche quelle mentali dei cani costringendoli ad ignorare gli stimoli del mondo esterno, tra cui la miriade di odori che ne attivano la mente tramite il loro olfatto prodigioso.

No! Nella pozzanghera no! Piove, non si esce. No, c’è fango, il cane si sporca per cui non esce. No, non può correre, si rovina il collarino. No! Non ti rotolare! No! Non scavare buche! No! Non bere dalla fontana, ti bagni! (Etc. etc. etc.). No! Non ringhiare perchè ti ha strappato il gioco di bocca. Non abbaiare! Disturbi. Cosa sono? Altre pretese nei confronti dei cani.

E’ importante qui precisare che discutere le gestioni dei cani che si concretizzano nell’impedire agli animali di esprimere se stessi, di fare scelte, di vivere il mondo che li circonda, di impegnare adeguatamente la mente e il fisico non equivale a sostenere che devono fare tutto quello che vogliono.

I cani devono essere educati e preparati alla vita, devono imparare che esistono regole e come ci si comporta nella società in cui si trovano, ma da nessuna parte è scritto che educazione vuol dire soffocarne la natura e frustrarne le esigenze e che la convivenza con gli umani debba avvenire al costo del loro benessere fisico, emotivo e mentale e della loro qualità di vita.

Solitudine, deprivazione sensoriale, esercizio fisico inadeguato, stimoli mentali inadeguati, connessioni emotive inadeguate, vite inadeguate, mancanza di rispetto, soprusi, incomprensione, mancanza di attenzioni, abusi, e tutto con il sorriso sulle labbra. Tanto pretendiamo dai cani. E’ molto, moltissimo e rendersene conto è importante perchè solo così si può intervenire per alleggerire almeno un po’ il peso delle pretese.

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Lauretana

La mamma umana di Oban, autrice di Senti chi Abbaia, ama la montagna, leggere e scrivere, ha un debole per la mozzarella. Pensa che i cani siano creature straordinarie e la vita con loro un'esperienza oltre l'immaginabile che, incredibile ma vero, si scopre nella sua straordinarietà ogni giorno, anche dopo tanti anni con il cane.

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