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I cani e il disordine da stress post traumatico

Una cosa che mi da profondamente fastidio sono quelli che disprezzano i cani, vietano loro l’accesso nei loro negozi, nei bar, nelle pizzerie, nei ristoranti, negli alberghi, negli appartamenti, nei parchi e nei giardini addirittura, ma non hanno alcun problema a vedere cani che dedicano la loro vita (e in alcuni casi la perdono) per salvare quella degli umani cercando bombe o altri esplosivi, o quando qualcuno sta annegando, o ci sono valanghe, o terremoti o attacchi terroristici o altri cataclismi.

I cani e il loro impegno per gli umani dovrebbe essere apprezzati non solo perchè i quadrupedi non possono scegliere come la loro vita è dedicata agli umani (nemmeno chi di loro si trova fin da cucciolo addestrato per lavori molto difficili e stressanti lo sceglie) nè solo perchè si dedicano a tutti, anche i più immeritevoli, ma anche perchè i cani non sono immuni a quello che vivono e, come gli umani, soffrono le conseguenze, fisiche e mentali, delle esperienze che fanno e degli eventuali traumi che vivono.

E’ l’argomento di cui ci occupiamo oggi.

Il disordine da stress post traumatico (PTSD) è un disturbo che è innescato da un singolo evento o una serie di eventi terrificanti. Nelle persone, i sintomi sono diversi e includono flashback, incubi, ansia, immagini e pensieri ricorrenti. Stanely Coren spiega che la reazione naturale quando una persona si sente in pericolo è dello ‘Scappa o combatti‘; in chi soffre di PTSD la reazione è incontrollata, indipendente dalla situazione in cui la persona si trova. Chi soffre di PTSD è afflitto da stress, ansia, paura anche quando non è in pericolo e i sintomi possono peggiorare nei mesi, a volte addirittura negli anni, seguenti all’evento traumatico.

E’ ormai scientificamente riconosciuto che anche i cani, come gli umani, possono soffrire di PTSD. Il disordine da stress post traumatico è particolarmente diffuso tra i cani impegnati in attività di guerra, in cui sono esposti a spari, esplosioni e altre forme di violenza, ma non ne sono estranei i cani impegnati in altre attività di sostegno agli umani e non ne sono esclusi nemmeno i cani di famiglia per cui eventi come ad esempio un incidente di macchina possono essere traumatici.

Il riconoscimento del disordine da stress post traumatico nei cani militari è recente, negli Stati Uniti è stato descritto tra il 2010 e il 2013. Tra i sintomi ci sono aumentata o ridotta reattività all’ambiente in cui si trovano i cani, cambi nella relazione con il loro handler, non riuscire a svolgere i compiti di lavoro, cambi nel temperamento (ad esempio sopraggiunta aggressività o timidezza o ‘appiccicosità’), segnali di paura, ansia, stress. Non tutti cani hanno le stesse manifestazioni da PTSD per cui ad esempio un cane che ne soffre potrebbe non voler più lavorare mentre un altro potrebbe continuare a lavorare bene ma essere aggressivo e difficile da gestire.

La diagnosi di PTSD quindi non è facile e i motivi sono diversi: si devono escludere altre cause per i cambiamenti comportamentali, ad esempio che non siano dovuti a malattie o ferite; e c’è poi il problema, evidenziano gli esperti, che i cambiamenti nei comportamenti dei cani non sono coincidenti con gli eventi traumatici per cui non ne sono facilmente riconducibili.

Per i cani militari che soffrono di PTSD molto spesso l’inizio del recupero parte con il ritiro dalla vita militare e il passaggio alla vita civile. E’ solo l’inizio perchè la gestione del PTSD canino, sia che si tratti di cani militari, di cani impegnati in altre attività con gli umani o di pets, è complessa e richiede un impegno importante, anche economicamente, da parte dei proprietari che devono essere seguiti da veterinari e comportamentalisti. E comunque, spiegano gli esperti, i cani non sono mai curati dal PTSD perchè non dimenticano quello che hanno vissuto. Non si può cancellare loro la memoria del trauma e c’è sempre la possibilità che eventi, suoni, odori, situazioni, anche del tutto estranei al vissuto, causino flashback e il risvegliarsi del trauma.

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Lauretana

La mamma umana di Oban, autrice di Senti chi Abbaia, ama la montagna, leggere e scrivere, ha un debole per la mozzarella. Pensa che i cani siano creature straordinarie e la vita con loro un'esperienza oltre l'immaginabile che, incredibile ma vero, si scopre nella sua straordinarietà ogni giorno, anche dopo tanti anni con il cane.

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