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Le uscite belle per i cani

I cani devono uscire ma non basta portarli fuori perchè le loro esigenze siano soddisfatte. Perchè le uscite svolgano le loro importantissime funzioni devono avere alcune caratteristiche.

Oggi ci occupiamo delle caratteristiche che devono avere le uscite in generale. Il minimo comun denominatore delle uscite, se vogliamo chiamarlo così, senza approfondire quelle legate alle esigenze più specifiche dettate dalle fasi della vita dei cani e anche alla loro predisposizione genetica.

Tutto inizia dalla funzione che hanno le uscite per i cani.

A cosa servono le uscite

Le uscite servono per:

  • fare i bisogni
  • soddisfare le esigenze di attività fisica
  • soddisfare le esigenze di attività mentale
  • divertire

Quali caratteristiche devono avere le uscite dei cani?

Durata adeguata

Fuori di casa, pipì, popò e si torna. No.

Fuori di casa, pipì, popò, giro dell’isolato e si torna. No.

Le uscite per essere buone devono avere durata adeguata, compatibilmente con le condizioni atmosferiche, ovviamente.

Importante notare che durata adeguata riguarda sia il minimo sia il massimo.

Alcuni dicono che i cani devono uscire per almeno 1 ora al giorno, oltre alle altre uscite più brevi per i bisogni e comunque fare altre attività nel corso della giornata. Io tendo a credere di più a chi sostiene che devono stare fuori 1h30-2h di seguito, a cui aggiungere poi le uscite più brevi per i bisogni.

Detto questo, ogni cane è unico e ha le sue esigenze, ci sono quelli per cui 1h basta e quelli che anche dopo 4 sembra che abbiano appena messo le zampe fuori dalla porta. Per sapere quello che lo fa stare bene bisogna conoscere la propria creatura.

Parlavamo di durata massima, che conta quasi quanto la minima perchè anche i cani come gli umani si stancano e superato un certo livello non ne possono più e anche per loro arriva il momento di sospendere le attività e tornare a casa.

Superato il limite si rischia di trasformare una bella esperienza in una stressante. Alcuni cani dicono chiaramente che sono stanchi e sono pronti a rientrare, altri hanno bisogno di essere guidati. In ogni caso bisogna imparare a riconoscere i segnali così da gestire al meglio le creature.

Giusta attitudine

L’uscita del cane è per il cane e deve essere vissuta con questo spirito. Il che vuol dire che i suoi ritmi e i suoi interessi devono essere rispettati. Non si porta fuori il cane e gli si impedisce di annusare, lo si strattona ogni volta che si ferma a controllare qualcosa, lo si tira da una parte o dall’altra, tutto questo magari tenendolo con il guinzaglio così tirato che ogni volta che prova a piegare la testa si strozza. No. E’ una forma di maltrattamento. Basti pensare che impedire al cane di odorare quando è in giro è deprivazione sensoriale.

Si esce per il cane e si lascia che faccia quello che i cani fanno all’esterno, odora, si rotola, studia l’aria e il terreno, cammina, etc.

Si esce insieme

Ovvio, lo/a sto portando fuori siamo insieme per forza. Ovvio non tanto, nel senso che si può essere fisicamente vicini senza essere veramente insieme. Nelle uscite con il cane invece bisogna essere insieme, bisogna comunicare, scoprire cose, giocare, interagire, scegliere dove andare, rilassarsi, insieme. Nell’uscire insieme non c’è spazio per l’umano attaccato al telefono che si fa i fatti suoi e il cane che va per conto suo richiamato ogni tanto. E’ eccessivo? Non tanto se si pensa che i cani sono animali per cui il gruppo conta più dell’io.

Non imporre

I cani hanno carattere, personalità, gusti, emozioni, stati d’animo, possono essere socievoli o selettivi, possono amare gli altri cani o non apprezzarne la compagnia, hanno posti che amano e posti che non apprezzano, possono sentirsi poco bene o essere di cattivo umore, possono essere nervosi oppure contenti e disponibili etc. etc. Ecco, tutti questi aspetti devono essere tenuti in considerazione quando li si porta fuori. Le uscite del cane devono essere fatte per il cane e quindi devono tenere in considerazione come si sente, cosa ama e cosa no, cosa mostra di voler fare e cosa invece preferisce non fare, con flessibilità, nel senso che, come gli umani, anche i cani non si sentono sempre nello stesso modo per cui una cosa che va bene di solito non è detto che vada bene sempre.

Scegliere bene come accompagnare il cane

Supponiamo per un momento che i regolamenti non esistano (a Milano, ad esempio, è come se non esistessero) e che l’accompagnatore del cane può decidere liberamente se lasciare il quadrupede sciolto o se portarlo al guinzaglio.

La stragrande maggioranza delle persone opterebbe per farlo andare sciolto, associando la ‘libertà’ ad una superiore qualità dell’uscita. Lasciare il cane sciolto è anche tanto più comodo, l’umano fa quello che gli pare e il cane anche, non bisogna accompagnarlo da nessuna parte, va dove gli pare, fa quello che vuole, ogni tanto ci si ricorda che esiste e lo si chiama sperando che risponda.

Non è però detto che per il cane sia meglio.

Libertà = responsabilità, che non tutti i cani vogliono o sono in grado di sostenere.

L’insicurezza e il carico della responsabilità non sono necessariamente piacevoli da avere e per tanti cani sapere che c’è un umano di cui ci si fida e a cui potersi affidare è molto meglio che essere lasciati soli. Visto che capire le comunicazioni dei cani è molto molto complesso, è meglio errare sul lato della sicurezza e offrire la propria presenza al cane piuttosto che negarla. E qui entra in gioco il guinzaglio, che ben gestito permette a cane e umano di fare splendide uscite insieme.

Varietà

Il conforto e la sicurezza del noto non sono da disdegnare, così il tenersi aggiornati su quello che succede nei dintorni. Detto questo, le novità sono stimolanti e fanno bene anche loro – posti nuovi vogliono dire odori nuovi, storie nuove da leggere per terra e sui muri, cani diversi da osservare ed eventualmente incontrare, anche dinamiche diverse all’interno dello stesso gruppo nel caso si andasse con qualche amico. Insomma, aggiungere un po’ di varietà alle uscite le rende ancora più interessanti.

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Lauretana

La mamma umana di Oban, autrice di Senti chi Abbaia, ama la montagna, leggere e scrivere, ha un debole per la mozzarella. Pensa che i cani siano creature straordinarie e la vita con loro un'esperienza oltre l'immaginabile che, incredibile ma vero, si scopre nella sua straordinarietà ogni giorno, anche dopo tanti anni con il cane.

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