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Come aiutare un cane che soffre di ansia da separazione

Due tra le questioni più comuni della vita con il cane riguardano il loro stare da soli a casa.

Una riguarda i proprietari ed è che non devono lasciare i cani da soli a lungo, l’altra riguarda i cani ed è che non sanno stare da soli, non riescono a gestire la separazione, anche breve, dai loro umani.

I cani che hanno difficoltà a stare da soli, che non sanno gestire la separazione dai loro umani è l’argomento di cui ci occupiamo oggi.

Abbiamo visto che i cani non devono essere lasciati da soli a lungo, è una esigenza dettata dalla loro natura di animali sociali per cui la solitudine è innaturale. Da soli, i cani soffrono.

Detto questo, i cani devono saper stare da soli.

Saper stare da soli è una competenza che devono avere. E’ fondamentale per una vita serena con gli umani. Ci sono situazioni – la durata di un film, una cena fuori, una emergenza – in cui si deve lasciare il cane e la creatura deve saper gestire serenamente la separazione. Quando non lo fa si parla solitamente di ansia da separazione.

L’ansia da separazione nei cani è un problema importante, con tante implicazioni psicologiche e pratiche, in più ogni cane è un individuo unico con i suoi perchè, e deve essere affrontata con il sostegno di un educatore cinofilo professionista, serio e preparato.

Detto questo, qui possiamo iniziare a capire alcuni aspetti generali dell’ansia da separazione e vedere in termini molto macro cosa si può fare per aiutare le creature che ne soffrono. Per quanto possa sembrare assurdo, un momento come questo in cui siamo tutti sempre in casa è ottimo per dedicarsi all’ansia da separazione.

L’esperta Tracy Krulik spiega che alla base dell’ansia da separazione c’è la preoccupazione, la paura associata al rimanere da soli.

Il lavoro da fare è centrato su due nuclei principali:

– insegnare al cane che non c’è nulla di cui avere paura nello stare da soli a casa

– non lasciare il cane da solo oltre quello che può sopportare.

Questo secondo punto è alla base del lavoro mirato ad aiutare il cane perchè, come spiega l’esperta Cathy Madson su PreventiveVet, fa si che ci siano le condizioni per poter lavorare: l’ansia rilascia gli ormoni dello stress che (detta in modo proprio grezzo) ‘occupano’ la mente del cane e gli impediscono di sentire e pensare ad altro.

Per poter lavorare con il cane e la sua ansia da separazione, quindi, è necessario che non sia stressato e quindi che sia mantenuto sotto il livello di ansia. Motivo per cui bisogna in primis conoscere e in secundis rispettare, il livello di separazione per lui/lei sopportabile.

La soglia dell’ansia varia da cane a cane, può addirittura essere preventiva o di appena 5 minuti.

Come si manifesta l’ansia? Tra i sintomi ci sono le  vocalizzazioni, il camminare avanti e indietro in modo agitato, essere irrequieto, automutilarsi (grattarsi, mordersi fino a ferirsi), sporcare in casa, etc. etc.

Come abbiamo visto, il primo passo è identificare la soglia del cane, quel momento che innesca nel cane l’ansia da separazione.

Ognuno ha il suo momento. Può essere anche che l’ansia si manifesti quando sono già soli (in questo caso, avere una telecamera che permette di monitorare il comportamento del cane è ovviamente utile) e può essere che si manifesti prima ancora di essere rimasti soli.

In questo secondo caso, può essere che si manifesti quando l’umano si lava i denti, o quando si avvicina all’ingresso, o quando si veste, o quando apre l’armadio o quando prende in mano le chiavi di casa.

Per i cani che manifestano ansia prima ancora di essere rimasti da soli, il lavoro, come descrive la Krulik, è esporli a ciò che la innesca ma, di nuovo detto in modo molto grezzo, senza andare fino in fondo.

Vediamo.

Supponiamo che il cane vada in ansia quando vede che ci si dirige verso l’armadio (per, pensa, prendere la giacca e uscire).

Un primo esercizio è avvicinarsi all’armadio (senza aprirlo), poi tornare indietro e fare altro come se niente fosse.

Ripetere fino a che l’avvicinamento all’armadio diventa qualcosa di normale, che non genera alcun interesse.

A quel punto si può procedere al passo successivo che è aprire l’armadio (senza prendere la giacca. Ci si avvicina all’armadio e lo si apre e poi si torna indietro come se niente fosse). Nel momento in cui anche questo diventa normale, si può passare al passo successivo, avvicinarsi all’armadio, aprirlo, prendere la giacca e poi tornare indietro. Quando anche prendere la giacca non genera più ansia, si può procedere al passo successivo, avvicinarsi alla porta senza uscire. E così via, fino a che la preparazione all’uscita diventa per la creatura una situazione normale che non causa ansia e stress.

Detta così sembra facile. Non lo è per niente. Ci vuole tempo, ci vuole pazienza (da santi), ci vuole dedizione, non si deve cedere alla frustrazione che sicuramente ci sarà nè alla tentazione di arrabbiarsi con il cane quando, nonostante tutto l’impegno, sembra non imparare. Arrabbiarsi con il cane e magari punirlo avrebbe effetti pessimi. E’ da evitare assolutamente.

E con questo il problema non è nemmeno risolto completamente ma ma è un primo passo verso la soluzione e come ci insegna Lao Tzu, il lungo viaggio inizia con un singolo passo.

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Lauretana

La mamma umana di Oban, autrice di Senti chi Abbaia, ama la montagna, leggere e scrivere, ha un debole per la mozzarella. Pensa che i cani siano creature straordinarie e la vita con loro un'esperienza oltre l'immaginabile che, incredibile ma vero, si scopre nella sua straordinarietà ogni giorno, anche dopo tanti anni con il cane.

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