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Come capire il proprio cane

Un aspetto che rivela quanto sia straordinaria la relazione umano-canina è che sia normale parlare con i cani anche se loro non parlano.

Le parole vanno da noi a loro ma questo non vuol dire che i cani non comunicano. Anzi. Sono grandi comunicatori solo che il loro modo di comunicare è diverso dal nostro, molto più sottile e complicato.

La questione è importante perchè per andare d’accordo bisogna capirsi, per capirsi bisogna conoscersi e per conoscersi bisogna comunicare bene e tanti comportamenti problematici dei cani, alcuni dei quali mettono addirittura a rischio la convivenza, sono frutto di problemi nella comunicazione umano-canina.

Vediamo allora alcuni aspetti della comunicazione dei nostri quadrupedi.

I più facili, nel senso che sono impossibili da non notare, sono le vocalizzazioni, di cui la più famosa è l’abbaio.

Cosa vuol dire quando i cani abbaiano?

Tanti umani risponderebbero, nulla, solo disturbo.

Invece no… L’abbaio è una comunicazione che può avere diversi contenuti. Ad esempio, abbaiando il cane può segnalare che è contento, oppure stressato, oppure preoccupato, oppure ansioso, oppure che c’è un pericolo, oppure ancora che è sorpreso, oppure invia un allarme, oppure invita a giocare. Insomma, l’abbaio rivela tanti stati d’animo diversi, addirittura opposti tra di loro.

La macrocategoria del suono emesso è la stessa – l’abbaio – ma al suo interno ci sono diversi tipi (non necessariamente facili da distinguere per la mente umana) e a seconda della fisicità del cane e del contesto in cui il suono è emesso, il messaggio inviato cambia. Ovviamente saperli riconoscere e attribuire il corretto significato a ciascuna comunicazione è molto importante.

Un altro suono noto dei cani, principalmente perchè malvisto, è il ringhio, che viene spesso associato a cattiveria per cui agli occhi umani cane che ringhia = cane cattivo.

Il ringhio in realtà non indica cattiveria, è un segnale di avvertimento che il cane invia quando qualcosa lo disturba. In questo senso quindi è da apprezzare più che da condannare. Come si dice, a buon intenditore poche parole.

I problemi generalmente nascono se l’intenditore è cattivo e non sente (magari fisicamente sente ma non cambia il suo comportamento) per cui la situazione di fastidio resta e il cane agisce di conseguenza oppure quando il cane sì avverte ma lo fa pochissimo tempo prima di agire (anche solo qualche secondo) e lo fa in modo (almeno per noi umani) impercettibile.

Magari fossero sempre clamorosi nelle loro espressioni.

Da notare che anche di ringhio non ne esiste uno solo e se anche la funzione macro è la stessa, nelle diverse sfumature, contesti e anche individualità canine assumono significati diversi. Il nostro Eduard, ad esempio, quando era felice di vedere qualcuno, ringhiava. All’inizio è stato un bel po’ sorprendente poi ci siamo abituati e si trattava solo di spiegarlo a chi voleva accarezzarlo e rimaneva male sentendo il suono che emetteva.

Un altro fondamento della comunicazione canina è il linguaggio del corpo, e qui le cose si complicano ancora di più che con i suoni perchè interpretare correttamente cosa comunicano i cani con il loro corpo è veramente complesso.

Già solo l”ovvio’ scodinzolio può avere tanti significati diversi, anche opposti tra di loro. Figuriamoci cosa è interpretare correttamente nell’insieme dello stato del cane e del contesto in cui si trova e sempre che uno se ne accorga, anche un orecchio spostato, una zampa tenuta in avanti piuttosto che indietro, le pupille allargate, un labbro che si solleva, uno sguardo di un certo tipo, uno sbadiglio, stendersi per terra a pancia all’aria, piegare la testa, mettersi a odorare per terra, etc. etc. etc..

Complessissimo.

Un altro elemento della comunicazione canina è il leccare, anche questo con tanti significati diversi e anche opposti tra di loro – dal manifestare affetto, all’essere ansiosi, all’essere stressati, al rilasciare la tensione, alla ricerca di attenzioni, al salutare, al gusto per la pelle (o quello che c’è sopra) del destinatario delle loro attenzioni.

Vogliamo poi parlare delle scenate, che più clamorose sono (con gli umani che corrono a giudicare, aah quel cane è cattivissimo) minori sono le intenzioni del cane di fare male?

Sono solo alcuni esempi ma danno una idea di come è complesso capire i cani.

Cosa rende la loro comunicazione tanto complicata?

Io direi, in primis, che ha una forma a cui gli umani non sono abituati. Per cogliere i messaggi noi abbiamo bisogno che siano, come dicono gli american, ‘loud and clear‘ (forte e chiaro). Quelli dei cani a volte sono forti ma altrettante volte sono impercettibili, e sul chiaro, beh non solo una stessa epressione può voler dire cose opposte (ad esempio lo scodinzolio) ma anche non si può avere una idea di quello che il cane sta trasmettendo se non osservandolo nella sua completezza e nel contesto in cui si trova.

Il che vuol dire che ci sono così tante variabili che contribuiscono a comporre una comunicazione canina che leggerle correttamente è veramente difficile e bisogna essere molto molto esperti per riuscire a farlo.

A questo si aggiunge che, visto che sui cani tutti sanno tutto, è molto comune che non ci si occupi di osservarli e cercare di capirli ma si attribuiscano a priori ai loro suoni, ai loro gesti, alle loro espressioni e ai loro comportamenti significati spesso errati con la conseguenza poi di sorprese, incomprensioni e problemi.

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Lauretana

La mamma umana di Oban, autrice di Senti chi Abbaia, ama la montagna, leggere e scrivere, ha un debole per la mozzarella. Pensa che i cani siano creature straordinarie e la vita con loro un'esperienza oltre l'immaginabile che, incredibile ma vero, si scopre nella sua straordinarietà ogni giorno, anche dopo tanti anni con il cane.

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