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Cani: cosa è la socializzazione e la differenza con socializzare

Un termine con cui si entra rapidamente a contatto quando si prende un cane è socializzazione.

E’ una parola con cui gli umani sono familiari e che viene normalmente equiparato a socializzare, lo stare con altri.

Solo che socializzazione in realtà non vuol dire socializzare.

Prendiamo la definizione della Treccani: ‘Per ‘socializzazione’ si intende il complesso processo attraverso il quale l’individuo diventa un essere sociale, integrandosi in un gruppo sociale o in una comunità. Tale concetto sottolinea come lo sviluppo della personalità non sia determinato univocamente né da fattori genetici né da fattori ambientali, bensì dall’interscambio dinamico e contingente tra individuo e ambiente‘.

Vale per gli umani e vale per i cani.

Per i cani, come descritto dalla American Veterinary Medical Association, socializzazione è il processo di preparazione dell’animale perchè goda delle interazioni e sia a suo agio con altri animali, persone, posti e attività.

La differenza tra socializzazione e socializzare è fondamentale ed è l’argomento di cui ci occupiamo oggi.

Cosa è la socializzazione per i cani?

Socializzazione è il processo a cui bisogna sottoporre i cuccioli – importante che avvenga quando hanno circa 3-14 settimane – di esposizione positiva ad una ampia diversità di nuove esperienze.

In quell’età, i piccoli di cane sono aperti ad imparare e ad imparare che ciò che è nuovo – nuove situazioni, persone, oggetti, altri cani, pavimenti, ambienti, suoni, etc. etc. etc. etc – non è pauroso.

Passato questo periodo che potremmo definire, con una iperbole, magico, diventano molto meno disponibili verso il nuovo, per cui è fondamentale che in quella fascia temporale non solo siano esposti a quante più cose possibili ma anche che l’esperienza di ciascuna sia positiva.

In altre parole, i cani tendono ad affrontare bene nella vita ciò che hanno conosciuto in modo positivo da piccini, motivo per cui è importante che conoscano da piccini, in modo positivo, quante più cose possibili.

Ciò che vivono negativamente può invece essere difficile da superare e può segnare il cane per sempre.

Da notare che esperienze negative sono non solo quelle a cui viene spontaneo pensare – violenza, maltrattamenti, etc. – ma anche cose normali come cadere dal gradino di una scala, scivolare su un pavimento, lo spavento per il rumore di un piatto caduto per terra, il grido di un bambino, l’essere manipolati, l’essere spazzolati, etc. etc.. Insomma, qualsiasi cosa.

Si capisce così quanto sia fondamentale la socializzazione per la vita dei cani (e quindi, di riflesso, anche per gli umani con cui convivono) e come sia essenziale che sì ci si impegni ad esporre i piccoli quadrupedi a quante più cose possibili ma che queste siano vissute positivamente.

E qui si deve ricordare che i cuccioli di cane sono piccoli, che è facile sovraffarli e spaventarli e che in più ognuno ha il suo carattere e la sua personalità per cui accanto ai piccoli torelli che affrontano con facilità le situazioni, ci sono cuccioli più delicati, più incerti, più sensibili, più timorosi, più timidi, che hanno bisogno di una extra dose di attenzione quando sono esposti alla vita.

L’impegno può essere molto significativo, così come la pazienza richiesta, ma è bene non cedere alla tentazione di spingere i piccoli più incerti.

Si tratta di un investimento a medio-lungo termine la cui gratificazione arriva nella convivenza con un cane che affronta le situazioni di vita in modo sereno.

Qualcuno potrebbe pensare che sia scontato che i cani affrontino tutto senza problemi. Non è così e che gli umani non se ne accorgano non vuol dire che i cani non abbiano difficoltà.

Giusto per parlare di noi e di Oban (che ovviamente non è l’unico cane complicato, per fortuna…) con cui abbiamo fatto tanti errori posso raccontare che paghiamo ancora il vissuto negativo di situazioni mal gestite quando era piccino.

Da raccontare ce ne sarebbero diverse, mi fermo a una: per lui è un problema uscire di casa. Ha paura di scivolare uscendo dalla porta, poi scendendo le scale deve fare uno speciale percorso su una parte interna del pavimento (e cercando di non scivolare si muove in modo tale per cui ha rischiato più volte di rompersi le zampe), arrivato al pianerottolo del piano terra si blocca, pensa, prende la rincorsa e spera di atterrare dove non è lucido (nel frattempo rischiando di devastarsi le zampe posteriori) e infine soffre il passaggio dal portone di ingresso. Stessa scena tutti i giorni, ogni volta che usciamo (ed è anche molto migliorato con le lezioni e le terapie che fa ormai da anni). Sopravvissuti all’uscita da casa è tutto ok? Claro que no. Sempre per rimanere in tema pavimenti e scale (perchè poi di turbe ne ha diverse), ha esteso la paura a qualsiasi pavimento e a qualsiasi scala per cui ovunque capiti di trovarne per lui è una crisi più o meno grave.

Se solo fossi stata più paziente quando era piccolo…. 🙁

Socializzazione del cucciolo, quindi: esporre il piccolo a quante più esperienze possibili – persone, oggetti, altri cani, pavimenti, ambienti, suoni, etc. etc. etc. etc. – con la consapevolezza che deve viverle positivamente.

Passiamo ora al socializzare, ossia interagire con altri.

Un mantra dei proprietari di cane è che i quadrupedi debbano socializzare, debbano stare con altri cani.

La questione è più complicata di quello che si pensa.

Per i cuccioli è un tema delicato per via della socializzazione e della positività delle esperienze di cui abbiamo parlato prima.

E’ molto facile che un piccolo sia sovraffato dagli altri cani (non necessariamente perchè hanno cattive intenzioni, magari ‘solo’ perchè esuberanti e/o spinti dall’entusiasmo) e resti segnato per sempre dalla preoccupazione nei confronti dei suoi simili.

Preoccupazione che può dar vita a comportamenti difficili che il proprietario non necessariamente capisce (è facile non capire) e che se non gestisce correttamente causano ulteriori problemi da cui uscire è possibile ma è molto impegnativo.

E’ quindi estremamente importante che i piccoli interagiscano con cani che hanno competenze sociali ben sviluppate e che sanno comportarsi in modo adeguato con loro.

Socializzare, quindi, sì, ma solo bene e quindi non con chiunque; con altri cani, ben socializzati, con competenze sociali ben sviluppate, con cui interagire correttamente e da cui apprendere lezioni importanti per la vita, una delle quali è che degli altri cani non c’è da avere paura.

Una cosa da non fare è introdurre un cucciolo nelle aree cani dove si trova di tutto e dove il rischio di esperienze negative è molto alto.

Passando ai cani adulti, invece, un’altra idea non propriamente corretta è che vogliano tutti e sempre socializzare con gli altri cani.

Posto che i cani conoscono l’amicizia e che avere amici cani è un valore aggiunto anche per la loro vita, ognuno nella sua individualità ha le sue preferenze anche in fatto di incontrare e stare con gli altri cani ed è essenziale, in primis conoscerli (ovviamente) così da sapere i suoi gusti e poi rispettarli anche in questo.

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Lauretana

La mamma umana di Oban, autrice di Senti chi Abbaia, ama la montagna, leggere e scrivere, ha un debole per la mozzarella. Pensa che i cani siano creature straordinarie e la vita con loro un'esperienza oltre l'immaginabile che, incredibile ma vero, si scopre nella sua straordinarietà ogni giorno, anche dopo tanti anni con il cane.

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