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Parlare con il cane

‘Padrona, sono tutt’orecchie. Dimmi tutto’.

Lo splendore nella foto ha anche il physique du rôle per cui parlargli viene spontaneo ma anche i quadrupedi con le orecchie più piccole sembrano sempre ben disposti ad ascoltare le chiacchiere degli umani e noi non ci esimiamo. E’ un dato di fatto che gli umani parlano ai loro cani.

La questione quindi non è se parlare o non parlare con i cani – lo facciamo 🙂 – ma se, come sostengono alcuni, i discorsi che facciamo sono inutili e per i quadrupedi anche un fastidio a cui si sottopongono perchè non hanno alternative, o se invece il parlare è un ulteriore strumento di dialogo tra il quadrupede e gli umani.

Visto che i cani sono molto disponibili nei confronti degli umani e che l’importante è comunicare e capirsi, perchè escludere a priori un linguaggio con cui gli umani hanno familiarità e con cui i quadrupedi si potrebbero trovare bene?

Ci sentiamo di sostenere che non ci sono motivi per non parlare con il cane. A noi viene naturale, loro sono disponibili a capire, perchè non farlo?

Detto questo sono necessarie alcune considerazioni:

– Gli scienziati hanno stabilito che i cani hanno uno sviluppo mentale paragonabile a quello dei bambini di 2 anni-2 anni e mezzo.

– Quale tipo di discorso si fa ad un umano di quell’età aspettandosi che capisca? Dialogare a parole con un bimbo richiede alcune accortezze, lo stesso è per i cani.

Noi umani sentiamo un discorso e, si spera, lo capiamo. Un cane sente un discorso e non è detto che lo capisca, anzi è praticamente certo che non lo capisce, ma sono straordinariamente sensibili e per loro le parole, più ancora di quello che vogliono dire letteralmente, sono il tono con cui sono dette, i gesti e la postura che spesso le accompagnano, l’eventuale cambiamento nell’odore corporeo di chi le sta esprimendo, l’eventuale cambiamento nel battito cardiaco di chi sta parlando, il contesto in cui sono dette, le memorie che suscitano.

E’ quasi certo che non capiscono tutte le parole, praticamente certo che non capiscono i discorsi, ma altrettanto certo che ‘sentono’ empaticamente e partecipano e reagiscono a quello che sentono. Si può concludere che i cani non capiscono quando si parla loro e che non bisogna farlo?

Secondo me no, ma è necessaria un’attenzione: bisogna sempre tenere in mente che alla base di un rapporto sereno e felice con il cane c’è la comprensione reciproca e che la responsabilità di comunicare in modo comprensibile e di farsi capire è più dell’umano che del cane (per ovvi motivi) e considerato che i cani sono di un’altra specie e che il loro linguaggio naturale non comprende la parola deve essere chiaro che capirsi parlando non è scontato e che il dialogo con il cane richiede anche, e in alcuni casi principalmente o addirittura esclusivamente, forme diverse dalla parola.

Detto questo, l’uso della parola per comunicare con i cani è solo un aspetto della questione della relazione umano-canina, l’altro è il ruolo dei cani come ascoltatori e confidenti dei loro umani, ruolo che svolgono come nessun altro al mondo. Solo loro ti danno la soddisfazione di ascoltare anche le più grosse idiozie senza sbadigliare e solo loro sanno ricevere confidenze e segreti senza giudicare e senza tradire perchè come dice il saggio ‘I cani sanno, ma non rivelano‘.

Sono contenti di essere all’altro lato dei nostri fiumi di parole? Non so. Lo considerano un peso? Non penso. Fanno tanto per noi, preferiscono la nostra compagnia a quella dei loro simili, ci cercano e molto probabilmente ci amano anche se siamo chiacchieroni.

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Lauretana

La mamma umana di Oban, autrice di Senti chi Abbaia, ama la montagna, leggere e scrivere, ha un debole per la mozzarella. Pensa che i cani siano creature straordinarie e la vita con loro un'esperienza oltre l'immaginabile che, incredibile ma vero, si scopre nella sua straordinarietà ogni giorno, anche dopo tanti anni con il cane.

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