Amore cucciolo

Tanti proprietari si definiscono mamma e papà quando parlano con e dei loro quadrupedi (ne abbiamo scritto qualche tempo fa, qui per leggere l’articolo) e la reazione con cui sono accolti da chi non ha mai avuto cani è quasi sempre la stessa ‘eh ma che esagerazione, mamma e papà del cane, ma siete fuori?’.

Li contraddice niente meno che Sigmund Freud, sì, quel Freud padre della psicoanalisi, che in tempi non sospetti ha scritto che ‘Il sentimento per i cani è lo stesso che nutriamo per i bambini’.

Non solo non siamo fuori per niente, ma commuovente, incredibile e affascinante è scoprire che il sentimento è ricambiato dai nostri quadrupedi.

Se ne sono occupate in una interessantissima ricerca la Professoressa Emanuela Prato Previde della Sezione di neuroscienze, Dipartimento di Fisiopatologia Medico-Chirurgica e dei Trapianti dell’Università di Milano e la Professoressa Paola Valsecchi dell’Unità di Biologia del Comportamento, Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Parma.

Vediamo cosa hanno scoperto.

I cani anche quando crescono e sono adulti mantengono tratti morfologici e comportamentali dei cuccioli, e dipendono totalmente dagli altri per il cibo, l’affetto, la salute, la protezione, proprio come è per i bambini.

Queste loro caratteristiche portano l’umano ad accudirli e a confortarli quando ne hanno bisogno, come fanno i genitori con i bimbi. In altre parole, gli umani sono spinti a comportarsi da genitori nei confronti dei loro cani e adottano nei loro confronti i comportamenti a cui ricorrono per proteggere, confortare e calmare i bambini.

Non c’è differenza tra le donne e gli uomini nel coccolare, accarezzare, cercare la vicinanza fisica, giocare, etc. con il cane, ma c’è nel parlare con il quadrupede: le donne chiacchierano con il cane molto più di quanto facciano gli uomini e usano con il quattrozampe il linguaggio di suoni, versi e paroline che usano tipicamente con i bimbi.

La realtà è che nelle interazioni con i cani, i proprietari adottano i comportamenti, compreso il linguaggio, che usano con i bimbi.

E i cani come ci vedono? Lo abbiamo svelato all’inizio, per loro noi siamo i ‘genitori’. Siamo la figura a cui fare riferimento e da cui dipendono per essere accuditi, siamo la loro fonte di sicurezza e di conforto, la loro base sicura da cui partire per esplorare il mondo e a cui tornare in caso di bisogno o di pericolo.

La conclusione è che ‘la relazione fra il cane e il proprietario è un legame affettivo con caratteristiche di attaccamento infantile’.

Due corollari estremamente importanti riguardano l’abbandono e l’adozione post-abbandono.

Per i cani essere abbandonati è un trauma e uno dei segni più comuni che lascia è l’insicurezza. Ciò detto, non è però vero che il cane abbandonato non sa più affezionarsi. Al contrario, il cane che ha subito l’abbandono riesce a formare un attaccamento e nuovi legami affettivi tanto intensi e profondi quanto quelli avuti con i suoi primi umani.

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Lauretana

La mamma umana di Oban, autrice di Senti chi Abbaia, ama la montagna, leggere e scrivere, ha un debole per la mozzarella. Pensa che i cani siano creature straordinarie e la vita con loro un'esperienza oltre l'immaginabile che, incredibile ma vero, si scopre nella sua straordinarietà ogni giorno, anche dopo tanti anni con il cane.

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