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La demenza senile nei cani

Vediamo costantemente quante cose i cani hanno in comune con gli umani e abbiamo visto anche che parlare dei cani in termini umani ci aiuta a capire meglio i cani e quindi (sperando che una migliore comprensione porti ad una migliore gestione) può essere un bene per i cani.

L’argomento di oggi riguarda un ennesimo punto di contatto tra i cani e gli umani: il declino della mente. 

Perchè anche i cani come gli umani possono soffrire di demenza, nota anche come declino cognitivo o disfunzione cognitiva, sindrome che alcuni chiamano anche l’Alzheimer dei cani.

Come per gli umani, anche nei cani il declino cognitivo è legato all’età.

Alcuni studi americani hanno scoperto che quasi il 30% dei cani di 11-12 anni e quasi il 70% dei cani di 15-16 anni mostrano sintomi di disfunzione cognitiva.

Da notare che se anche la demenza è legata all’età non vuol dire che sia parte di un normale invecchiamento. E’ una patologia.

Come si fa a capire che la creatura pelosa soffre di demenza? Come si manifesta il declino cognitivo nei cani?

Uno studio del 2015 (Madari et al.) ha raggruppato i sintomi in 4 categorie:

  1. Orientamento
  2. Interazioni sociali
  3. Ciclo del sonno
  4. Sporcare in casa

Tra i sintomi più comuni della demenza nei cani ci sono quindi (l’ordine è casuale):

  • perdita di memoria
  • cambiamenti nel comportamento nei confronti degli altri cani (ad esempio, un cane sempre socievole diventa intollerante degli altri)
  • ridotta capacità di vedere, sentire e/o gustare
  • disorientamento anche in ambienti noti
  • guardare fisso nel vuoto
  • sporcare in casa
  • disinteresse nei confronti dei proprietari
  • non riconoscere oggetti e persone note
  • perdita di interesse per il cibo
  • non riconoscere e non avere interesse per quelle che erano le loro cose preferite, ad esempio i giochi
  • comportamenti compulsivi, ad esempio vocalizzazione senza motivo apparente oppure muoversi in circolo, oppure far ondeggiare la testa oppure leccarsi
  • reattività
  • dormire tanto di giorno ed essere attivi di notte
  • non risposta a stimoli come ad esempio i suoni o il ritorno dei proprietari
  • non riuscire a trovare le cose, ad esempio cade un po’ di cibo mentre stanno mangiando e non riescono a ritrovarlo

Madari et al. hanno identificato 3 stadi di disfunzione cognitiva nei cani:

Stadio 1, Lieve: in cui il cane mostra cambiamenti nelle abitudini del sonno e leggeri cambiamenti nelle interazioni con i proprietari

Stadio 2, Moderato: in cui il cane è iperattivo di notte, capita che sporchi in casa, necessita di attenzioni particolari.

Stadio 3, Grave: il cane mostra problemi comportamentali gravi, si muove senza ragione, abbaia costantemente di notte, non riconosce i proprietari, sporca sempre in casa, fissa il vuoto.

Dallo studio è emerso che i proprietari di cani nello stadio lieve non avevano notato problemi nel loro animale. Il che ha portato i ricercatori ad ipotizzare che la stragrande maggioranza dei cani con una lieve demenza non sono diagnosticati.

I cani nello stadio 2 di demenza sono invece difficili da ignorare e infatti i proprietari hanno dichiarato di aver notato cambiamenti nel comportamento delle creature e hanno sottolineato che i cani avevano bisogno di essere seguiti molto di più del normale.

La gravità dei problemi dei cani nello stadio 3 li rende impossibile da non notare e sono tali da rendere la convivenza veramente  complessa.

Un problema nel diagnosticare il declino conoscitivo nei cani è che tanti sintomi sono comuni ad altre malattie come ad esempio i tumori, il diabete, i problemi ai reni o la perdita dell’udito o della vista.

Alla diagnosi di demenza si arriva quindi spesso per esclusione, partendo da esami clinici e di laboratorio che escludono cause immediatamente fisiche.

Cosa si può fare quando il cane viene diagnosticato con la demenza senile?

Il processo, come per gli umani, non può essere arrestato. Gli studiosi hanno stabilito che se non si fa nulla il passaggio dallo stadio medio a quello grave avviene in 6-12 mesi. Secondo paramentri temporali umani è quindi molto rapido, meno secondo quelli canini visto che la loro vita è molto più breve della nostra.

Quello che si può fare è cercare di rallentare il progredire della malattia e generalmente si interviene su due fronti: l’alimentazione ed eventuali integratori (per cui serve il veterinario) e tenendo attiva la mente del cane con giochi ed esercizi che ne stimolino la memoria e l’apprendimento.

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Lauretana

La mamma umana di Oban, autrice di Senti chi Abbaia, ama la montagna, leggere e scrivere, ha un debole per la mozzarella. Pensa che i cani siano creature straordinarie e la vita con loro un'esperienza oltre l'immaginabile che, incredibile ma vero, si scopre nella sua straordinarietà ogni giorno, anche dopo tanti anni con il cane.

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