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Le straordinarie capacità dei cani: l’apprendimento sociale

Inizio con un immenso grazie alla super Cinzia Stefanini per il suo preziosissimo aiuto.

L’argomento di oggi è un po’ complicato ma veramente affascinante.

La natura dei cani e come si relazionano tra di loro con gli umani.

Al cuore di tutto c’è il loro essere animali sociali. 

Cosa vuol dire? Vuol dire che cercano di evitare l’isolamento sociale (per i cani stare da soli non è naturale) e hanno bisogno di mantenere relazioni con individui a loro familiari.

Essere animali sociali (anche gli umani lo sono) vuol dire saper comunicare con gli altri perchè per poter convivere e poter interagire con gli altri bisogna comprenderne i comportamenti e saper adattare i propri alle diverse situazioni.

Per poter comunicare bisogna conoscere, saper usare e saper leggere i segnali di comunicazione.

Proprio come avviene per gli umani, quindi, anche i cani devono imparare i segnali di comunicazione e per loro l’apprendimento inizia già da piccolissimi con la mamma e con i fratellini (per approfondire l’importanza di questa fase per i cani, cliccare qui e qui) e prosegue tutta la vita nella famiglia umana di cui fanno parte.

Le prime settimane di vita con la mamma e i fratellini sono fondamentali per i cani

Un’ennesima manifestazione di come sono straordinari i cani.

Elaboriamo. 

Abbiamo detto che i cani sono animali sociali che hanno bisogno di stare con gli altri e che per poter convivere e interagire con gli altri serve saper comunicare, saper interpretare le comunicazioni e i comportamenti degli altri, saper anticipare gli eventi e saper adattare il proprio comportamento alle diverse situazioni.I

I cani, ognuno nel suo modo influenzato anche dalla componente genetica, dal carattere e dalla personalità, fanno tutto questo.

Dietro l’aspetto da peluche dei cani si nasconde una mente sempre attiva, costantemente impegnata a valutare le situazioni e il loro sviluppo e a valutare quali possono essere le conseguenze delle loro azioni.

I cani sono costantemente impegnati a valutare le situazioni e a valutare le conseguenze delle loro azioni

Vediamo più in dettaglio.

Un esempio dovrebbe aiutare a chiarire la questione.

Quando due cani si vedono per la prima volta, il modo in cui si predispongono all’incontro è dettato dalla loro predisposizione genetica e dalle esperienze passate di incontri con altri cani.

Immaginiamo un cane che sulla base delle esperienze passate ha stabilito che un cane bianco e di piccola taglia predice aggressione. L’avvicinarsi di un cane con quelle caratteristiche lo metterà in ansia – nella sua esperienza un cane piccolo e bianco è una minaccia – e si predispone ad affrontare l’incontro nel modo che ha imparato essere più efficace per eliminare il pericolo. Le alternative che i cani hanno sono solitamente tre: mostrarsi amichevoli, scappare, oppure aggredire.

Un cane che ha imparato che aggredire è un modo efficace per liberarsi delle minacce, quando si sentirà in pericolo, per tutelarsi generalmente ricorrerà all’aggressione.

Viceversa un cane per cui scappare funziona, quando incontra gli altri cani penserà di scappare (e, tra le altre cose, questo è uno dei motivi per cui il guinzaglio complica le interazioni visto che limita le opzioni dei cani).

Ugualmente un cane per cui mostrarsi amichevole funziona, tenderà ad usare questo metodo quando incontra gli altri cani.

A facilitare e complicare le cose c’è la ‘generalizzazione’.

A grandi linee, generalizzare vuol dire estendere a qualcosa la conoscenza che si possiede relativamente ad un’altra e il discorso vale sia per le esperienze positive (motivo per cui una corretta socializzazione è fondamentale) sia per le esperienze emotive negative, su cui regna sovrana la paura. Questo è importante perchè se gli episodi spiacevoli normalmente sono superati lasciando solo un ricordo negativo, per i cani fragili, insicuri o inesperti possono diventare traumi e quindi un problema serio.

Riassumendo.

Nella gestione delle situazioni i cani ricorrono al comportamento che pensano sia più efficace per ottenere il risultato desiderato (ad esempio, prevenire un conflitto, scacciare un pericolo, soddisfare gli umani, ottenere un premio, etc.).

Un cane per essere sereno, quindi, deve avere bravi proprietari, deve conoscere quante più cose possibili, deve saper comunicare bene, deve avere esperienze positive di quante più cose possibili e deve avere le competenze necessarie per gestire le situazioni.

Nella gestione delle situazioni, i cani ricorrono al comportamento che nella loro esperienza porta al risultato desiderato

L’apprendimento sociale riguarda tutte le relazioni dei cani e il mondo in cui vivono.

Riguarda, quindi, anche la relazione con gli umani.

Cosa vuol dire?

Vuol dire che crescendo e sviluppandosi all’interno di una famiglia di umani che osservano costantemente e con cui interagiscono, i cani imparano a relazionarsi con loro.

Imparano il significato delle espressioni del viso, dei toni della voce, dei gesti, e imparano le regole della convivenza.

Ad esempio imparano che un viso sorridente e un tono di voce più alto anticipano qualcosa di positivo; oppure che sguardo duro, occhi fissi, pupille dilatate, mani che si allungano anticipano un’esperienza negativa, e a tutto reagiscono.

Così imparano anche quale loro azione porta il risultato desiderato (ad esempio ricevere un premio, oppure vedere l’umano contento, oppure evitare un pericolo, oppure essere lasciato in pace, etc.) e l’insieme di queste informazioni serve loro per gestire le situazioni.

Facciamo due esempi:

#1. Un cane che non apprezza essere toccato vede avvicinarsi una mano per cui ringhia e scatta e la mano si ferma. Il cane impara che ringhiare e scattare serve a tenere lontani i molestatori e le prossime volte che qualcuno si avvicinerà per toccarlo li terrà lontano ringhiano e scattando.

#2. Un cane che ama essere coccolato e che dopo aver appoggiato la testa sulle gambe della sua umana riceve carezze, impara che quell’azione raggiunge l’obiettivo per cui quando vorrà essere coccolato, saprà come fare.

Mi piace tanto il contatto fisico

A somme linee si può dire che l’agire dei cani è il frutto di:

  • predisposizione genetica
  • osservazione costante di tutto ciò che hanno intorno
  • esperienze passate in base a cui categorizzano quello che osservano e che usano per prepararsi a ciò che pensano avverrà
  • azione che ritengono più efficace per la situazione

E arriviamo al terzo punto, una derivazione di tutto quello di cui abbiamo parlato sopra: perchè con i cani bisogna usare la testa e non le mani.

Con i cani bisogna usare la testa non le mani

E’ scientificamente provato che usare la violenza, fisica e verbale, per ‘educare’ e/o correggere i cani non funziona (anche se può sembrare diversamente).

Ecco 6 motivi perchè usare la violenza non serve a niente:

Abbiamo visto prima che i cani adottano comportamenti che ritengono essere più efficaci per la situazione – ad esempio tiro al guinzaglio perchè serve per arrivare prima al parco, ringhio perchè serve a tenere lontano chi vuole rubare l’osso, salto addosso perchè così mi filano, mi siedo perchè so che mi porta la merenda squisita, mi fermo al semaforo perchè così mi fanno tanti complimenti e sono contento, etc. etc.

Punire e usare metodi violenti, quindi, non serve perchè:

#1. Punire un comportamento può inibirlo (l’apparenza di successo dei metodi violenti citata sopra) ma non lavora sulla risposta emotiva che lo ha generato per cui non risolve il problema. Anzi, punire aumenta il rischio di ulteriori problemi perchè all’emozione originale (su cui non si è lavorato) si aggiungono l’ansia e/o la paura per ciò che fa l’umano.

#2. Punire non riduce l’ansia e la preoccupazione del cane per ciò a cui sta reagendo, le aumenta e quindi di fatto aumenta la reattività del cane.

#3. Punire spinge a comportamenti evasivi (scappare o nascondersi) e/o a risposte aggressive

#4. Punire non da alcuna indicazione al cane su quale comportamento è desiderato, anzi lo confonde su cosa ci si aspetta da lui/lei

#5. Punire riduce la capacità di apprendimento del cane

#6. Punire può ferire il cane

E’ evidente da quanto visto sopra che relazionarsi, interagire, ed educare correttamente i cani è molto impegnativo, a volte anche molto difficile.

Coinvolgere un educatore cinofilo professionista (serio e preparato) che aiuti ad interpretare il cane e i suoi comportamenti (non esistono due cani uguali al mondo, come abbiamo visto più volte) è sempre utile e in alcuni casi è necessario, e in generale rende l’esperienza di convidere la vita con i quadrupedi ancora più straordinaria.

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Lauretana

La mamma umana di Oban, autrice di Senti chi Abbaia, ama la montagna, leggere e scrivere, ha un debole per la mozzarella. Pensa che i cani siano creature straordinarie e la vita con loro un'esperienza oltre l'immaginabile che, incredibile ma vero, si scopre nella sua straordinarietà ogni giorno, anche dopo tanti anni con il cane.

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