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Perchè con i cani funziona solo il metodo gentile

A grandi linee si può dire che l’approccio ai cani si divide in due macrocategorie, quella di chi usa metodi coercitivi, che prevedono punizioni, imposizioni fisiche, collari a strangolo, etc., e dall’altra chi si basa sul ‘metodo gentile’ che come rivela anche il nome esclude ogni forma di violenza e coercizione.

I più pacati dei primi accusano i ‘gentilisti’ di essere naive e ciarlatani (da lì si passa agli insulti), i gentilisti che replicano accusano i tradizionalisti di essere criminali.

I proprietari che tendenzialmente non hanno interessi da difendere in campo cinofilo possono sperare nella scienza e la fortuna sorride perchè le attenzioni degli studiosi per i cani sono in crescita costante da ormai un po’ di anni.

E tra le numerose scoperte c’è anche [su_highlight]perchè con i cani funziona veramente solo il ‘metodo gentile'[/su_highlight].

Il veramente è una precisazione necessaria perchè i metodi coercitivi può sembrare che diano risultati ma in realtà il successo è solo apparente e i danni reali.

La validità del metodo gentile ha basi scientifiche

Molto succintamente, i metodi coercitivi si basano su [su_highlight]un errore di interpretazione del comportamento dei lupi[/su_highlight], errore riconosciuto dallo stesso autore dello studio, da cui è derivata l’idea che i cani siano animali da branco la cui vita è una lotta mirata al dominio del branco.

Questo ha portato a vedere anche il rapporto tra cani e umani come antagonista e a definire ogni comportamento dei cani in termini di tentativo di dominare, da cui l’idea che se gli umani non vogliono essere soggiogati devono imporsi sui cani, sottomettendoli con la forza.

Solo che

#1. I cani non sono animali da branco e non vogliono dominare nessuno.

I cani sono animali sociali (che è cosa diversa dall’essere animali da branco) per cui è vitale fare parte di un gruppo ed evitare l’isolamento sociale. Per i cani il benessere del gruppo viene prima di qualsiasi cosa e come nelle famiglie umane, all’interno del gruppo ognuno ha il suo ruolo e suoi compiti.

Nella famiglia umana di cui il cane fa parte, gli umani sono i genitori e hanno il compito di guidare, proteggere e educare; i cani sono la prole e ‘fanno i figli’, seguono, sono accuditi, sono educati, sono tutelati, e il rapporto è basato sull’amore, il rispetto e la fiducia reciproci.

Tanto è vero che i cani non vogliono dominare nessuno che moltissimi problemi comportamentali emergono perchè gli umani non svolgono il loro ruolo e il cane sente il vuoto di potere, si sente insicuro e caricato di responsabilità che non gli competono.

Basterebbe questo per capire quanto sia inopportuno usare la forza e la violenza nella relazione con i cani.

Ma è solo l’inizio.

#2. I comportamenti dei cani sono frutto di genetica e stati d’animo

In generale – ognuno poi ha le sue caratteristiche individuali – i comportamenti dei cani sono frutto della loro predisposizione genetica derivante dalla razza che li porta a percepire e affrontare le situazioni in un modo piuttosto che un altro (ad esempio, è presumubile che il suono del citofono sia accolto con entusiasmo da un golden retriever che per natura è socievole e accogliente mentre sia motivo di allerta per un cane corso la cui natura è di fare la guardia) e delle esperienze di vita che hanno insegnato ad affrontare le situazioni in un modo rispetto ad un altro (ad esempio, un cane che soffre di mal di schiena e non vuole essere toccato ringhia e scopre che quando lo fa nessuno si avvicina. Nella sua esperienza, ringhiare serve a proteggerlo e ricorrerà al ringhio ogni volta che si sente in pericolo).

#3. I cani imparano a comportarsi dalla famiglia canina e nella famiglia umana

Una delle caratteristiche delle specie sociali è riconoscere e usare segnali di comunicazione per adattare il proprio comportamento a quello degli altri, anche per risolvere ed evitare i conflitti. I cani vivono osservando ciò che li circonda e la loro mente valuta costantemente persone, animali, situazioni e come relazionarsi con loro.

I cani imparano le regole della convivenza e delle interazioni con la mamma e i fratellini nelle prime settimane di vita e poi nella famiglia umana. Stando con gli umani, i cani imparano il significato dei loro comportamenti, dei loro gesti e delle loro espressioni e stabiliscono quali sono i comportamenti più efficaci per gestire le situazioni.

#4. Sintomo non malattia

I comportamenti dei cani esprimono genetica, esperienze, emozioni e stati d’animo, sono quindi il sintomo non la malattia.

#5. I metodi coercitivi inibiscono, non risolvono

I metodi coercitivi affrontano il sintomo e possono inibire i comportamenti (motivo per cui in tanti sostengono che sono efficaci) ma non ne affrontano la causa (come visto sopra, i comportamenti dei cani sono ben più complessi di un tentativo di dominare) per cui non risolvono il problema. E un comportamento la cui causa è lasciata irrisolta può riemergere a sorpresa in qualsiasi momento e nei confronti di chiunque, e molto facilmente anche in forma più grave.

Il metodo gentile non inibisce, arriva a correggere il comportamento lavorando su ciò che lo provoca.

#6. I metodi coercitivi aggravano il problema

I metodi coercitivi non solo non risolvono ma aggravano perchè aggiungono ansia e paura ad uno stato d’animo già alterato e un cane che ha paura si difende.

Il metodo gentile lavora per costruire sicurezza e fiducia nel cane e il cane che si sente sicuro e si fida, collabora. 

#6a. I metodi coercitivi inducono aggressività

Un cane che ha paura si difende e una delle poche opzioni che ha per farlo è ricorrere all’aggressione. Un cane trattato con violenza può non accettare gli abusi e in risposta aggredire, l’umano che vuole soggiogarlo aumenta la violenza e così via in una spirale terribile fino a che qualcuno non prevale. L’uso di metodi coercitivi prevede quindi la possibilità di una escalation di violenza a livelli anche estremi che oltre a essere ripugnanti sono pericolosi sia per il cane sia per l’umano. E’ scientificamente dimostrato che l’uso di metodi coercitivi induce aggressività e rende i cani aggressivi ancora più aggressivi.

#6b. I metodi coercitivi possono indurre a comportamenti evasivi

A fianco di cani che rispondono alla violenza con la violenza (vd punto #6a che precede), ce ne sono altri sui quali la coercizione lascia ferite psicologiche profondissime e a cui reagiscono chiudendosi al mondo.

Il metodo gentile si basa sulla comprensione del cane e la costruzione delle condizioni per dialogare.

#7. I metodi coercitivi non insegnano

Abbiamo visto al punto #3. che i cani imparano come ci si comporta e cosa ci si aspetta da loro prima con la mamma e i fratellini e poi nella famiglia umana. Osservando e interagendo, il cane impara ad interpretare i comportamenti degli altri, a riferirli al proprio e stabilisce quali suoi comportamenti sono più utili per ottenere i risultati desiderati. La coercizione non insegna al cane cosa ci si aspetta da lui/lei nè quale è il modo giusto di comportarsi. Instilla invece dubbi, incertezze, ansia, e paura, tutti stati d’animo che portano a problemi comportamentali. Di fatto quindi la ‘cura’ (l’uso di metodi coercitivi per portare il cane a non avere determinati comportamenti) causa ulteriori problemi.

#8. I metodi coercitivi riducono le capacità di apprendimento

Un cane che ha paura e che pensa di doversi difendere, in ansia per quello che pensa gli arriverà dall’umano non è in condizione di imparare nulla. La sua unica preoccupazione è difendersi.

Con il metodo gentile la paura è da affrontare e superare non da instillare.

Considerato che la superiorità del metodo gentile ha ragioni scientifiche legate tra gli altri alla natura dei cani, alla loro struttura sociale, al loro modo di apprendere e al loro modo di relazionarsi con gli umani, perchè c’è ancora chi usa metodi coercitivi e perchè il metodo gentile è tanto aggredito?

Due i motivi principali

#1. Il metodo gentile è difficile

Ogni cane è un individuo a sè, ogni cane ha i suoi perchè che devono essere interpretati e capiti nella loro individualità e ogni cane ha il suo percorso per affrontare i suoi problemi. Solo persone esperte e preparate sanno capire e stabilire il lavoro da fare,  i tempi sono alla meglio medi, spesso lunghi, i risultati graduali, spesso bisogna trovare un compromesso tra l’idea e la realtà.

Al contrario, l’uso di metodi coercitivi per costringere i cani (che oltretutto sono già totalmente dipendenti dagli umani) a fare quello che uno vuole è relativamente semplice, non bisogna avere capacità particolari.

#2. Il metodo gentile rispetta i cani

Il metodo gentile parte dalla consapevolezza che i cani hanno una natura ricca ed articolata, e hanno capacità fisiche, mentali ed emotive. I cani hanno diritto a vivere la vita migliore possibile e gli umani hanno la responsabilità di dargliela, nel rispetto della loro natura e delle loro esigenze, sia individuali sia di specie. In questa visione il Cane è un compagno di vita da rispettare e tutelare oltre che amare. Il cane ricambia collaborando con gli umani e lavorando per integrarsi nel modo migliore possibile nella famiglia e nella società di cui fa parte. Sia cani che umani hanno responsabilità, diritti e doveri.

La visione del cane dell’approccio coercitivo è l’opposto: cane e umano sono antagonisti, non esiste reciprocità di responsabilità, di diritti e di doveri. Il cane deve essere semplicemente piegato al volere dell’umano, no matter what. 

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Lauretana

La mamma umana di Oban, autrice di Senti chi Abbaia, ama la montagna, leggere e scrivere, ha un debole per la mozzarella. Pensa che i cani siano creature straordinarie e la vita con loro un'esperienza oltre l'immaginabile che, incredibile ma vero, si scopre nella sua straordinarietà ogni giorno, anche dopo tanti anni con il cane.

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