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La mia promessa a Oban

E’ il 17 marzo 2012, sono le 7 di mattina e da Milano una automobile carica di un umano e di una umana e 3 amici parte per Montescudaio in provincia di Pisa.

Eravamo noi che stavamo andando a prendere Oban! Come ci si può immaginare eravamo molto molto emozionati.

Quando siamo arrivati all’allevamento e lo abbiamo visto ci siamo sciolti. Era un topolotto lanoso di 2 mesi e mezzo, ci siamo avvicinati per conoscerlo, lo abbiamo preso in braccio, lui si è appoggiato a noi e si è fatto coccolare.

E così è iniziata la nostra vita insieme.

Quando stringi a te per la prima volta il tuo piccolino gli prometti di amarlo, rispettarlo, e mantenerlo nel modo migliore possibile.

Oban è un cane particolare, è molto timido, chiuso, super selettivo, insicuro anche del suo fisico, con una bolla prossemica enorme e, ciliegina sulla torta, dietro la corazza nasconde una straordinaria sensibilità e una grande dolcezza.

Già da quando era piccino il suo bisogno psicologico principale era sentire che poteva contare su di noi per affrontare la vita: dal sostenerlo mentre cercava di scendere le pericolosissime scale, all’aiutarlo a camminare sui pavimenti lisci, dal difenderlo dagli altri cani (da cui è anche stato aggredito più volte) al rassicurarlo durante le uscite, al dirgli che era bravo quando risolveva bene un problema.

E io, per motivi diversi non ultimo che non lo avevo capito, non gli ho dato quello di cui aveva bisogno.

Il risultato è stato che lui ha perso ogni fiducia in me e a poco più di un anno di età ha iniziato ad avere quelli che gli umani definiscono problemi comportamentali.

Uscire con lui era diventato così difficile che è stato evidente servisse un esperto cinofilo, a cui ci siamo rivolti pensando che tutto si sarebbe risolto e lui sarebbe tornato ad essere un cane ‘normale’.

La realtà è stata diversa: gli educatori cinofili ci hanno spiegato che i comportamenti di Oban erano il sintomo di un suo profondo malessere.

La cruda verità era che avevo tradito la promessa di amarlo, rispettarlo e crescerlo nel modo migliore possibile che gli avevo fatto il giorno in cui siamo andati a prenderlo.

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Non gli davo il sostegno e la sicurezza di cui aveva bisogno e lui si sentiva lasciato solo, costretto ad affrontare la vita da solo, pensando anche di non essere capace di farlo.

I problemi comportamentali erano il suo modo di compensare il vuoto che sentiva da parte mia e così sensibile e così stressato gli è anche venuta la colite.

Quando ti rendi conto che stai facendo soffrire una creatura che dipende totalmente da te cosa fai?

Puoi solo cercare di recuperare, e così ho fatto: con l’aiuto dell’educatrice cinofila mi sono messa al lavoro.

Si trattava di tornare alla promessa iniziale di amarlo, rispettarlo e crescerlo nel modo migliore possibile, e di mantenerla.

Il primo passo era riconquistare la sua fiducia. Una cosina da poco…

La prima scoperta, ammetto abbastanza sconcertante al momento, è stata che chi doveva cambiare non era lui ma io.

Io dovevo rispettare il suo carattere e la sua personalità, io dovevo farlo sentire amato per chi è, io dovevo aiutarlo ad affrontare e superare le sue fragilità, e io dovevo comportarmi in modo tale da fargli avere un’esperienza del mondo compatibile con la sua natura.

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Per aiutarlo a superare le sue fragilità fisiche e psicologiche lavoriamo con l’educatrice cinofila con cui facciamo anche il TTouch, e seguiamo una terapia specifica con un veterinario omeopata.

Farlo sentire amato, accettato e rispettato e fargli avere una esperienza del mondo compatibile con la sua natura ha voluto dire cambiare quasi tutto: accettare che non è socievole con gli umani in generale e imparare ad apprezzare che lo è (tantissimo) con noi; accettare che è a disagio con gli altri cani e fare tutto quello che serve per tutelarlo da loro, il che vuol dire ad esempio aspettare di uscire quando fuori c’è qualcuno che lo spaventa, cambiare continuamente le strade per evitare incontri rischiosi, andare in giro da soli lui ed io così è sereno, lasciarlo a casa tranquillo quando usciamo, non arrabbiarmi se se la prende con qualche cane che ignorando i suoi segnali si avvicina troppo a lui, fargli capire che mi occupo io delle situazioni e lui può stare tranquillo, affiancarlo quando deve affrontare situazioni che lo rendono incerto.

Tanto tanto lavoro, tanta fatica, tanta crescita insieme e ora, passati tre anni, tempo di tirare le prime somme.

Posso dire che ho finalmente mantenuto la promessa nei suoi confronti?

Gli lascerei la parola, nessuno meglio di lui può dirlo.

Oban, che dici, possiamo dire che ho mantenuto la promessa che ti ho fatto quando ti abbiamo preso?

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Padrona, io sono un cane, penso in modo diverso da voi, non avevo nemmeno sentito che mi avevi fatto una promessa. Però, effettivamente, ora che me lo dici, qualcosa (un bel po’….) me l’aspettavo da te. Tornando a quello che mi hai chiesto, secondo me ti sai rispondere da sola ma visto che voi umani senza noi cani andate poco lontano, ti aiuto. Ti faccio qualche domanda.

Vai, cucciolo.

Ora come mi comporto quando passiamo sui pavimenti lucidi? Esatto… non mi blocco, non inizio a tremare, riesco ad attraversarli senza problemi. Secondo te come è successo?

Quando arrivo al portone perchè stiamo uscendo, cosa faccio? Esatto…. Non mi lancio più fuori come un forsennato sperando che chi c’è fuori mi senta e scappi. Ora esco tranquillo e sono molto contento che mi guidi dove vuoi che andiamo.

Quando ci capita di vedere qualche cane cosa faccio? Visto, lo sapevo che l’avevi notato! Non divento più una furia, se mi dici che di loro ti occupi tu, io non mi preoccupo e guardo avanti.

E la mia coda? Non hai notato come è più dritta rispetto a prima? Dai, tu che mi vedi sempre da dietro non puoi non esserti accorta! Non sai come mi sento meglio con la schiena, un tale sollievo non avere sempre male. Non pensi che sia la terapia omeopatica che sto facendo?

E come sono contento delle uscite che mi fai fare! La mattina con gli amici che mi piacciono e poi al giardino tu ed io, sempre insieme, a camminare, odorare e a giocare a palla!

E non ti sei accorta che quando lavori vengo ad accoccolarmi accanto alla tua sedia? Secondo te lo farei se non mi fidassi di te?

Ti basta?

Come no! Mi vedo con i tuoi occhi e mi sento una super umana 🙂

Padrona… Posso dirti una cosa?
Certo piccolo mio, dimmi.
Ti voglio tanto tanto bene.
Anche io, Obanino, ti voglio tantissimo bene.

Padrona…
Dimmi cucciolo
Non è che mi regali un saccone di Alternative di Almo Nature al salmone? Gli amici al giardino mi hanno detto che sono proprio squisitissimi e secondo me vanno super bene anche per me che ho la pancia delicata.
Te li meriti, piccoletto?
Sì padrona, sono proprio un bravo cagnino.
Allora certo, e anche con grande piacere 🙂

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Lauretana

La mamma umana di Oban, autrice di Senti chi Abbaia, ama la montagna, leggere e scrivere, ha un debole per la mozzarella. Pensa che i cani siano creature straordinarie e la vita con loro un'esperienza oltre l'immaginabile che, incredibile ma vero, si scopre nella sua straordinarietà ogni giorno, anche dopo tanti anni con il cane.

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