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Il mio cane non è come vorrei

I cani non sono bambini ma avere un cane è come avere un figlio – il legame che lega bipedi e quadrupedi è paragonabile a quello tra genitori e figli.

E come con i figli, non sempre le cose vanno bene.

Non vanno bene perchè il cane ha un carattere e una personalità e comportamenti che gli umani con cui convive non apprezzano.

Scoprire che il proprio cane tanto desiderato è diverso da come lo si vorrebbe è un grosso problema perchè mentre per i figli li facciamo e quello che succede poi dipende un po’ da noi, un po’ da loro, un po’ dal destino e comunque il figlio cresce e arrivati ad un certo punto si può anche decidere di andare ogununo per la sua strada, con i cani è diverso.

In primis perchè non diventano mai autonomi e quindi separarsi vuol dire lasciarli e, sorvolando sulla parte emotiva, lasciare un cane è praticamente complicatissimo e poi c’è la questione che in realtà all’origine dei problemi ci sono gli umani che giudicano i comportamenti dei cani secondo convenzioni umane quando loro sono animali.

Detta in altre parole, la crisi con il cane nasce perchè si prende in casa un animale e ci si aspetta che sia come il modello idealizzato di cane che si aveva in testa e che si comporti come un umano civilizzato mentre lui/lei segue la sua natura e si comporta da animale.

Scoprire che la realtà canina è diversa dai desideri umani può portare a situazioni difficilissime.

Cosa si può fare?

L’opzione dare via il cane esiste ma è molto difficile e ha grosse implicazioni pratiche, etiche ed emotive – trovare qualcuno di serio e certo a cui poterlo affidare per sempre è molto complesso, si decide di lasciare una creatura inconsapevole e incapace di tutelarsi, e alla fine, detto tutto, lasciare il cane è un fallimento e uno strazio emotivo. Un fallimento perchè vuol dire che si è scelto male e gestito peggio, e uno strazio emotivo perchè per quanto insopportabili, li si ama.

Posto che ci sono situazioni in cui dare via il cane rimane l’unica soluzione, prima di prenderla è importante sapere che è la migliore per garantire il benessere del quadrupede e non la prima e unica considerata.

Come per un unione in difficoltà, il primo passo da fare è rivolgersi ad un esterno – in questo caso un (ri)educatore cinofilo serio e preparato – che esperto e non coinvolto emotivamente valuta la situazione ed elabora un eventuale programma da percorrere insieme per costuire o recuperare il rapporto con il cane.

Fatto questo è importante non aspettarsi miracoli ed essere pronti ad accettare (ed essere contenti) del risultato che si potrà raggiungere che molto probabilmente sarà un compromesso tra quello che si sogna e la situazione effettiva in cui ci trova.

E’ necessario prepararsi all’idea che difficilmente si otterrà tutto quello che si desidera e che il lavoro di recupero potrebbe servire solo a migliorare – e non necessariamente in modo radicale – le cose.

Perchè?

Perchè il cane è un essere vivente con il suo carattere, la sua personalità, il suo modo di essere e come noi umani lavoriamo per correggere alcuni nostri aspetti, lo stesso si può fare con loro ma si tratta di correggere, mitigare, non stravolgere.

In altre parole, bisogna essere disposti ad amare qualcuno per quello che è anche se non è il nostro sogno e bisogna essere pronti a compromettere il proprio stile di vita per andare incontro alle esigenze del quadrupede, ricordando che tanti loro comportamenti sgraditi dipendono da noi.

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Lauretana

La mamma umana di Oban, autrice di Senti chi Abbaia, ama la montagna, leggere e scrivere, ha un debole per la mozzarella. Pensa che i cani siano creature straordinarie e la vita con loro un'esperienza oltre l'immaginabile che, incredibile ma vero, si scopre nella sua straordinarietà ogni giorno, anche dopo tanti anni con il cane.

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