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Cani e città: lo splendido esempio di Torino

Tutti i proprietari di cane che considerano il loro quadrupede un membro della famiglia sognano di vivere in una città amica degli animali, in cui siano visti e vissuti anche loro come membri della società, con diritti e doveri come tutti i cittadini.

In Italia Torino è un modello. Abbiamo intervistato il Dottor Franco Tecchiati del Servizio Tutela Animali del Comune.

Gentile Dottor Tecchiati, grazie infinite per il tempo che ci dedica. Iniziamo subito con le domande.

D (DogDeliver): Si può dire che Torino ama i cani!
T (Dott. Tecchiati): Si si può dire, in città sono registrati oltre 70.000 cani e mi sembra di poter dire che la cittadinanza che non possiede cani accetta di buon grado la loro presenza. Certo c’è il problema di quei proprietari che non raccolgono le deiezioni dei loro animali, ma mi sembra che il fenomeno sia molto diminuito, stando almeno alle lamentele che riceviamo direttamente o rileviamo dalle lettere che vengono scritte ai giornali.

D. Ci può raccontare alcune delle politiche che avete realizzato per favorire l’integrazione e la partecipazione dei cani alla vita della città?
T. Il comune di Torino ha realizzato, generalmente nei parchi cittadini, 53 aree recintate appositamente dedicate al passeggio dei cani senza guinzaglio, in totale si tratta di circa 90.000 m2 . Si può vedere qui. Le aree sono molto frequentate e offrono occasioni di incontro e conoscenza tra cani e proprietari, che favoriscono l’integrazione dei cani nella vita cittadina.
Il Comune ha anche approvato un regolamento per la tutela degli animali che, nella parte riservata ai cani, tende a semplificare la vita di chi ha un cane, infatti consente l’accesso dei cani negli edifici pubblici, negli esercizi commerciali, sui mezzi pubblici e così via. Certo sta poi ai proprietari utilizzare al meglio queste opportunità evitando quelle situazioni che possono creare problemi, ad esempio evitando di lasciare liberi i propri animali al di fuori delle aree consentite, o evitando di entrare in luoghi affollati se non sono in grado di esercitare un vero controllo sul proprio animale.
Vorrei concludere ricordando che il Comune gestisce un canile rifugio che ospita i cani che possono essere “adottati”. Ogni anno circa 250 cani senza famiglia la trovano, ovviamente non viene dato qualunque cane a chiunque, il Comune valuta i cani e chi fa le richieste cercando di fare i migliori abbinamenti, per evitare problemi in seguito. Anche questa attività credo che  contribuisca  a creare una certa attenzione ai bisogni dei cani e a far crescere la cultura cinofila nella  nostra città

D. L’iniziativa per la apertura del comune nei confronti dei cani è partita dall’alto (i.e., da Lei, dal Comune) o dai cittadini che hanno avanzato richieste che poi il Comune ha accolto?
T. Direi che sono vere entrambe le cose, alcune iniziative sono partite dall’alto, altre su sollecitazione dei cittadini, in particolare per quanto riguarda la creazione di aree cani di quartiere. L’ultimo esempio che mi viene in mente è quello della istituzione di un’area cani “a tempo” in un giardino lungo il Po. Si tratta di un’area non cintata in cui è possibile condurre cani liberi nelle ore in cui il giardino è poco frequentato da altri utenti. La richiesta di avere un’area cani era partita dai cittadini, ma nella zona non c’erano le condizioni per crearne una recintata, così si è adottata questa soluzione, per ora in via sperimentale per un anno.
La stesura e poi la successiva approvazione del regolamento per la tutela degli animali in città sono state molto stimolate dalle associazioni del settore, ma hanno trovato rapidamente ascolto da parte del Comune.

D. Come sono accolte dalla cittadinanza a due zampe le politiche del Comune così all’avanguardia nei confronti dei cani?
T. Non abbiamo rilievi sistematici sul gradimento delle politiche avviate in questo particolare settore, posso rispondere solo sulla base della mia esperienza che il fatto che il Comune spenda per un canile rifugio o per creare aree cani è ben accetto e non è mai stato oggetto di critica e che, generalmente, il regolamento tutela animali è compreso e rispettato.

D. Secondo Lei, l’esperienza di Torino insegna che è possibile anche in Italia costruire una città in cui i cani sono a pieno diritto (con relativi doveri) parte della società civile?
T. Quello che ho rilevato nella mia breve esperienza di responsabile del Servizio Tutela Animali del Comune di Torino, è che nella cittadinanza la coscienza “animalista” in senso lato è molto presente. Anche i cittadini che non posseggono animali ne tollerano bene la presenza e, anche nei casi in cui sorgono dei problemi, es. cani che abbaiano, gli animali vengono lasciati fuori dai conflitti che sorgono tra i proprietari e il vicinato. Direi che è il sentimento generale della cittadinanza che fa di Torino una città ospitale per i cani, certamente il Comune ha lavorato su questo sentimento, ha fatto il proprio dovere e ha aiutato questo sentimento a consolidarsi. Credo che sia questo, l’integrazione fra il sentimento pro animali dei cittadini e le politiche attuate dal comune l’esempio che può essere tratto dalla esperienza di Torino.

D. Ritiene che l’apertura nei confronti dei cani abbia migliorato complessivamente la qualità della vita a Torino?
T. Gli esseri umani convivono con i cani da molte migliaia di anni, vivere con un cane rappresenta, per gli abitanti della città, un riavvicinamento alla natura che non può che essere benefico. Facilitare anche in un contesto urbano la convivenza tra esseri umani e cani mi sembra, nel suo piccolo, un utile contributo che il Comune di Torino da alla qualità della vita dei suoi cittadini.

Grazie infinite

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Lauretana

La mamma umana di Oban, autrice di Senti chi Abbaia, ama la montagna, leggere e scrivere, ha un debole per la mozzarella. Pensa che i cani siano creature straordinarie e la vita con loro un'esperienza oltre l'immaginabile che, incredibile ma vero, si scopre nella sua straordinarietà ogni giorno, anche dopo tanti anni con il cane.

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